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Scuola e memoria: incontro degli studenti del D’Oria con Alessandra Jarach, responsabile del memoriale della Shoah.

La “Difesa della razza” – 1938 Gli Italiani si scoprono razzisti

L’intervento di Alessandra Jarach, Membro del Direttivo del Memoriale della Shoah (binario 21) di Milano.

Di Stefano Memore.

 

Il 25 Gennaio il liceo Andrea D’Oria ha avuto l’opportunità di ospitare la dottoressa Alessandra Jarach, insieme ad alcuni membri dell’ANPI, all’artista Antonella Accinelli e al giornalista Federico Gaudenzi, per un incontro di approfondimento sulle leggi razziali del 1938 in Italia e più in generale sulla Shoah, rivolto alle classi quarte e quinte.  L’incontro si è rivelato molto interessante e necessario, perché, come ha spiegato la preside Maria Aurelia Viotti, “se non c’è la memoria, non c’è il futuro”.

L’organizzatrice dell’incontro, Virginia Monteverde, ha spiegato ai giovani che questa iniziativa fa parte di un progetto più ampio che trova il suo fulcro nella mostra “Segrete”,  allestita significativamente nelle antiche prigioni della torre Grimaldina di Palazzo Ducale. Si tratta di un’esposizione, giunta ormai all’XI edizione, di opere concettuali di artisti contemporanei, ispirate alle emozioni suscitate dalla Shoah.

Quest’anno sono stati esposti – in una mostra a sè –  anche alcuni ritratti di partigiani, frutto dell’incontro e dei colloqui dell’artista Antonella Cinelli con membri ancora in vita della Resistenza e una video intervista al partigiano Francesco Bellinzoni, realizzata da Federico Gaudenzi, fotografo e giornalista, e da Alessandro Torchiani, videomaker, in collaborazione con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia).

In seguito a questa “ouverture”, ha preso la parola la dottoressa Alessandra  Jarach che ha narrato la triste storia degli Ebrei deportati e si è soffermata su alcuni aspetti significativi. Il più commovente è forse quello della stella gialla che portavano sul braccio gli Ebrei.

Infatti, la dottoressa ha spiegato che i Nazisti necessitavano di questa stella per marchiare gli Ebrei perché altrimenti non sarebbero riusciti a riconoscerli. Gli Ebrei, infatti, erano gente comune che si differenziavano dagli altri solo per la loro religione. dal punto di vista esteriore, l’unica differenza poteva essere solo quella di onorare diverse festività religiose. In seguito la dottoressa ha riferito i numeri sconcertanti riferiti alla deportazione degli Ebrei, anche dall’Italia e – assai significativamente – i numeri degli Ebrei uccisi sul totale dei deportati.

Come ha affermato la Jarach,  i lavori nei campi di concentramento erano una vera e propria riduzione in schiavitù. L’incontro si è concluso con una coreografia commemorativa della Shoah. Il corpo di ballo era composto da tre studentesse del liceo D’Oria.

L’incontro è risultato  interessante perché sono stati spiegati alcuni dettagli della deportazione su cui  solitamente non ci si sofferma. Inoltre, il fatto che a narrare fosse una persona di origine ebraica, che ha narrato anche alcuni ricordi personali, riferiti ai propri nonni, ha senza dubbio dato un’impronta in più di pathos. Particolarmente commovente, come ha affermato l’organizzatrice  Virginia Monteverde, è stato il momento del balletto conclusivo, perché  – con la musica struggente tratta dalla colonna sonora di Schindler’s list e le parole dure e altissime di Shemà di Primo Levi come sottofondo – è riuscito a trasmettere attraverso gesti e movimenti un’intensa emozione a tutti i presenti.