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PRIMO INCONTRO Più uguali che diversi – “Le diversità ci accomunano”

29/01/2018 – Il progetto “Più uguali che diversi” è iniziato oggi martedì 29 gennaio al Liceo Fermi con delle attività mirate al “fare gruppo”, a partire dalla conoscenza reciproca e con un gioco in cui noi studenti avremmo potuto renderci conto della condizione di chi, dopo aver lasciato il proprio paese, inizia un percorso per ottenere il riconoscimento di rifugiato.

Ci siamo divisi in tre gruppi. In ogni gruppo c’era un ragazzo beneficiario del progetto SPRAR di Bologna. I ragazzi si sono presentati, dicendoci il loro nome e la loro provenienza. Ritengo che questi primi minuti di presentazione siano stati per tutti molto particolari ed emozionanti. Nonostante le loro esperienze, i nostri giovani “amici” avevano una certa luce negli occhi e un sorriso vero. Con l’aiuto di alcune semplici domande precedentemente preparate abbiamo avviato una conoscenza reciproca. Questo ci ha permesso di capire che nonostante la provenienza, le diversità culturali e linguistiche abbiamo molte cose in comune. Inoltre questa piccola presentazione ha fatto si che ci conoscessimo anche tra di noi studenti dell’istituto.

Ogni gruppo ha scelto poi un nome che meglio lo rappresentasse, il nostro, scelto da Amin, è “Sierra Leonese”, in onore del suo paese. Altri sono stati “Mogadiscio”, ricordando in questo modo la terra di provenienza di Mohamed e “Diarra” che nella lingua del Mali significa “amicizia” proposto da Youssuf.

Prima di passare al gioco, con l’aiuto di due operatrici della Coop. Soc. Arca di Noè abbiamo fatto un brainstorming su due parole: rifugiato e accoglienza. Ognuno di noi ha espresso il proprio “sentire” e sono scaturite: religione, guerre, politica, speranza, forza, aiuto, casa, salvezza, futuro…

Brevemente poi ci hanno illustrato il significato del termine “rifugiato”, che è stato definito dopo la Convenzione di Ginevra, e le diverse protezioni che un rifugiato può ottenere.

L’incontro è terminato con un gioco basato sullo “scambio dei ruoli”. Noi studenti abbiamo impersonificato i richiedenti asilo, mentre i ragazzi insieme alle volontarie hanno rappresentato   le istituzioni che valutano le richieste dei profughi. Il gioco consisteva nel simulare una richiesta di protezione internazionale. Le due operatrici ci hanno consegnato alcune storie scritte di profughi, inventate, ma costruite con elementi di storie reali, che noi abbiamo dovuto memorizzare e, a coppie, abbiamo seguito tutte le tappe che un profugo deve percorrere per fare richiesta di asilo.

Questo scambio di ruoli ci ha permesso di capire le grandi problematiche che queste persone devono affrontare sia nei loro paesi nativi, che nel nostro paese. Sono costretti a fuggire dalle loro case, a viaggiare per molti mesi se non anni, a vivere in condizioni prive di dignità. Noi, con “noi” intendo il popolo occidentale, facciamo fatica a renderci conto di queste situazioni estreme e capire realmente la loro sofferenza. Quello che possiamo fare è accoglierli tra noi senza pregiudizi, dando loro una possibilità per riscattare la loro dignità. Dovremmo anche riflettere sul fatto che la diversità ha un valore inestimabile per la crescita dell’uomo.

Ho anche capito che la cooperazione internazionale è molto importante per salvaguardare i valori della democrazia, dell’integrazione e della tolleranza. Sarebbe bello progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme pacificamente.

Questa prima lezione mi ha fatto riflettere molto: inizialmente avevo quasi un senso di angoscia a pensare alla vita di questi giovani ragazzi, ora invece non vedo l’ora che ci sia il prossimo incontro per poter chiedere di più sulla loro vita, per poterli conoscere fino in fondo.

Di Chiara Maurizzi

Foto di Nicolò Rubini e Samuele Tocco

Foto di Nicolò Rubini
Foto di Nicolò Rubini
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco
Foto di Samuele Tocco