Robot: rampa di lancio per la programmazione

La tecnologia è entrata a far parte della nostra vita quotidiana, ma ne facciamo davvero un utilizzo attivo? A tutti noi capita di lavare i propri vestiti utilizzando una lavatrice o di giocare alla play-station, ma ci siamo mai chiesti come funziona una lavatrice? Come viene creato un videogioco? La risposta è semplice: sono tutti prodotti della “programmazione”.
Ma che cosa vuol dire “programmare”? Programmare significa formare algoritmi, ossia sequenze di istruzioni ordinate e uniche che portano alla risoluzione di un determinato problema. Un ottimo algoritmo è rappresentato dal minor numero di istruzioni.

Quando utilizziamo la nostra lavatrice, essa non fa altro che eseguire una sequenza di istruzioni data dal suo creatore. Così come la lavatrice, anche il nostro videogioco è stato programmato. Non si deve pensare che dietro questi prodotti tecnologici vi siano geni come Steve Jobs o Bill Gates e quindi credere che la programmazione sia qualcosa di troppo complicato e di accessibile solo a poche persone. Negli ultimi anni, la programmazione si è affermata anche in ambito scolastico; i bambini delle scuole elementari imparano a programmare giocando
entrando così in contatto con una tecnologia di continuo sviluppo. Esistono, infatti, delle associazioni, come “Palestra per la mente”,  che organizzano corsi per studenti di diverse età, dai bambini dell’asilo agli studenti delle scuole superiori, in cui tutti, divertendosi, possono imparare a fare un uso attivo della tecnologia non limitandosi più ad utilizzarla solo in modo passivo.
Uno dei corsi innovativi che spicca tra quelli organizzati da “Palestra per la mente” in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria dell’Università di Catania, è il corso dedicato alla programmazione di un robot chiamato Nao.
Nao è un robot umanoide in grado di eseguire diversi comandi, per esempio: parlare, muoversi, ascoltare e rispondere, ballare, associare il volto di una persona al suo nome e di conseguenza riconoscerla. Durante questo corso gli studenti delle scuole
superiori hanno potuto imparare a programmare Nao con l’aiuto degli studenti e dei docenti del Dipartimento di ingegneria utilizzando programmi come choregraphe.
Programmi come quest’ultimo vengono spesso utilizzati per semplificare la programmazione attraverso la visualizzazione dei comandi sotto forma di blocchi che vanno collegati tra di loro seguendo un ordine stabilito dagli studenti, perciò gli studenti imparano il pensiero computazionale. Ma che cos’è il pensiero computazionale? Si tratta
dei processi mentali che utilizziamo per la risoluzione di un problema e per formulare la sua conseguente soluzione in modo tale che possa essere eseguita da un robot. In pratica, elaboriamo una risposta che successivamente si traduce nella programmazione di un robot. Contrariamente a quanto si possa pensare, il pensiero computazionale è considerato la quarta abilità cognitiva dopo leggere, scrivere e fare i calcoli.
Per capire meglio i risultati di questo corso abbiamo parlato con una studentessa che vi ha partecipato, il suo nome è Safia Elarjioui e frequenta il liceo Enrico Boggio Lera di Catania.
Parlando con lei ci ha rivelato di aver scoperto delle passioni che non pensava di avere prima di iniziare questo corso: “Non pensavo la matematica fosse così interessante, posta davanti ad un computer con un robot cambi idea.” ha dichiarato la studentessa durante l’intervista. Possiamo quindi dire che questo corso extrascolastico ha avuto dei riscontri positivi sugli studenti, in quanto ha permesso loro di studiare determinate materie in un contesto diverso da quello scolastico e quindi osservandole da una prospettiva diversa e per certi aspetti più ludica hanno potuto apprezzarle. Infatti la studentessa alla domanda “pensi che questo corso potrebbe essere utile anche
ad altri ragazzi? Lo consiglieresti?” ha risposto “Sì, certamente dato che viviamo in un mondo tecnologico conoscere questo tipo di programmazione è molto utile.” Inoltre ha affermato che questo corso le ha permesso di migliorare le sue conoscenze non soltanto nell’ambito della robotica ma anche dell’informatica in generale perché partendo da questa programmazione relativamente semplice si può arrivare a programmazioni più complesse. Per concludere potremmo dire che la programmazione potrebbe essere utilizzata nelle scuole come mezzo per incuriosire gli studenti e far loro apprezzare le materie scientifiche. Dato che negli ultimi anni la tecnologia avanza ogni giorno è importante avere, a partire dalle scuole elementari delle basi in campo informatico.

Irene Bevacqua, Erika Geraci, IV DL