8 marzo. L’importanza di scendere in piazza

Come probabilmente molti di voi già sanno, la giornata internazionale della donna si festeggia ogni anno l’otto marzo. Il fine è quello di celebrare le conquiste politiche, economiche e sociali raggiunte dalle donne nel corso della storia, ricordando anche le violenze e gli abusi subiti.

Sono molti gli avvenimenti che, sin dagli inizi del Novecento, hanno portato all’istituzione di questa giornata. Il 23 febbraio 1909, infatti, il partito socialista statunitense decise di organizzare una giorno di manifestazioni per il voto alle donne e, da questo episodio in poi, per diversi anni la “giornata delle donne” è stata celebrata in date diverse nei vari paesi.

Solo successivamente si decise di unificare questa festa a livello globale e l’otto marzo, così come lo conosciamo ora, venne stabilito a seguito della “seconda conferenza internazionale delle donne comuniste” del 1921. Negli ultimi anni però la partecipazione attiva a questa giornata sta sempre più andando a scemare.

In fondo perché saremmo dovuti scendere in piazza a manifestare dopo TUTTE le conquiste raggiunte dalle donne ultimamente; solo per unirci ad un manipolo di femministe esaltate che fanno tanto rumore per nulla? Molti si saranno sicuramente fatti questa domanda e noi, per rispondervi, vi vorremmo solo esporre alcuni dei ben più approfonditi dati che potrete recapitare semplicemente su internet. Infatti, attualmente in Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima di violenze da parte di un uomo, quasi 7 milioni hanno subito qualche forma di violenza fisica o sessuale. Ogni anno vengono uccise circa 200 donne da mariti, fidanzati o ex. La discriminazione salariale va dal 20% al 40% a seconda delle professioni e un terzo delle lavoratrici lascia il proprio posto di lavoro a seguito di una gravidanza.

Ed è proprio per queste ragioni che crediamo sia davvero molto importante scendere in piazza a manifestare per far sentire le nostre voci, rivendicare i nostri diritti e affermare la nostra forza. Concludiamo con un estratto dell’appello, che consigliamo di leggere nella sua versione integrale, di Non una di meno per lo sciopero:

“Non una di meno” è il grido che esprime questa forza e questa voce. Contro la violenza patriarcale e razzista della società neoliberale, lo sciopero femminista è la risposta. Scioperiamo per inventare un tempo nuovo. Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!

di Elena Taglibue 4D
(Il Giornalotto del Liceo Volta, numero3/2019)