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Scuola: gli studenti sono molto più di uno stupido numero…

Scuola. Una parola o sottovalutata o sopravvalutata da tutti.
Alcune persone vedono la scuola come un obbligo, uno strumento attraverso il quale classificare i ragazzi.

Hai voti sopra l’otto?
Bravo, continua così.
Hai voti tra il sei e il sette?
No, devi studiare di più, non esci di casa finché non hai finito i compiti.
Hai voti sotto la sufficienza?
Ti ammazzo, dici addio alla tua vita sociale.

Secondo loro dipende tutto dai voti, gli alunni sono classificati in base alla loro media scolastica, ma non dovrebbe essere così perché non tutto dipende da un numero, i ragazzi possono avere tutti cinque e qualche sei ma magari sono bravi in altro.
Tutto questo per dire che abbiamo una vita al di fuori di questo edificio, abbiamo una famiglia e degli amici con cui passare il tempo, abbiamo dei problemi anche noi e magari non vogliamo darlo a vedere, possono esserci persone che fuori da scuola hanno problemi di autostima e non si sentono capiti ma, quando la mattina varcano quel cancello, devono fare finta di niente.
Fine momento filosofico.

Ora può sembrare che io abbia scritto dei concetti a caso sulla scuola, ma in realtà ho scritto tutto questo per far capire che un po’ tutti noi studenti siamo umiliati e svogliati, ma soprattutto ansiosi, quando siamo a scuola, perché spesso siamo stati etichettati dai voti.
Per esempio, l’anno scorso c’è stato un periodo, in cui diciamo che ho avuto qualche problemino, studiavo ma avevo altri pensieri per la testa, prendevo praticamente tutte insufficienze e, anche se mi impegnavo, non riuscivo a memorizzare nulla.
Quando ho preso la mia prima insufficienza, mi ricordo che la maggior parte dei miei compagni si è messa a ridere e alcuni mi hanno pure detto che erano felici che io avessi preso un voto così basso.
Volevo sprofondare e mi sono impegnata di più. Non ci riuscivo proprio. Non riuscivo a recuperare quel dannato quattro, anzi, peggioravo solo la situazione. Allora ho smesso di provarci, ho smesso di studiare, non ci riuscivo, media rovinata, pensavo ad altro e l’otto si allontanava sempre di più.
Sono stata così per circa due/tre mesi, poi si è sistemato tutto ma è stato orribile.
Ora ho l’ansia costante di essere giudicata, sempre.
Quando mi chiedono quanto ho preso a un compito, sto zitta, non voglio che si ripeta tutto.
C’è gente che studia e ha voti alti e tutti la classificano come “secchiona”, C’è gente che legge e scrive e dicono che è “sfigata” e “asociale”, e lo so per esperienza.
Se non facciamo un esercizio perché non l’abbiamo capito, non ci credono e pensano che siamo solamente svogliati e magari a volte è così, ma non sempre.

Detto questo, perché la scuola non riesce a valorizzare questo “pensiero divergente”?
Onestamente non lo so, però ho un’ipotesi.
Tutti ci muoviamo “insieme”, ovvero… o sei un cagnolino della società oppure sei solo.
Non vi siete mai accorti che le ragazze “per bene” vengono subito inquadrate male?
Come se mettersi felpe più larghe al posto di magliette scollate fosse un reato, come se andare bene a scuola fosse un reato.

Ritornando all’argomento di prima, secondo me la scuola dovrebbe impegnarsi di più a capirci, insomma, ci insegna la matematica, l’italiano, l’inglese e tutto ma non ci insegna come reagire davanti a certe situazioni, per esempio, il bullismo? Due lezioni non bastano.
Bisognerebbe prendere la scuola con meno ansia e più tranquillità, non dipende tutto da quello.
Noi siamo molto più di uno stupido numero.

Chiara Pinco / 3D Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze