“PROTEGGIMI”

Mamma, ho paura.

Stanotte ho sognato un mostro sotto il letto. Mi tirava i piedi, mamma, ho pianto.

Mamma, ho paura.

Oggi a scuola mi hanno spinto e sono caduta, mamma, e i miei compagni mi hanno presa in giro.

Ho paura, mamma.

Ho dato il mio primo bacio, mi sentivo come se avessi un fuoco dentro.

Ma se poi si spegne, mamma?

Ho paura, mi sento sola tra la gente, una bambina di carta in un mondo di carta. Mi dicono di credere in un Dio, mamma, in un Dio forte, un Dio roccia, un Dio di ferro. Ma io piango, mamma, non sono di ferro.

Mi piace il sole, ma ho paura che mi bruci la pelle.

Mi piace il mare, anche se a volte ho paura di affogare.

Mi piace l’amore, mamma, anche se qualche volta fa male.

Sono una bambina di carta e a volte mi schiacciano, mamma, non sono abbastanza forte da non sentire i colpi.

Percepisco le piccole cose, mi attirano i dettagli, le piccolezze, le fragilità di qualcun altro.

Fragile è chi sa amare mi dico, e noi fragili sussultiamo ad ogni battito in più, ad ogni tremolio delle mani: siamo anime fredde in cerca di calore.

Anche tu sei una donna di carta mamma, lo so, ti ho vista piangere.

Ti ho vista tremare e urlare la notte. Da piccola ti credevo forte sai, ma i forti non sanno amare. Tu invece mi guardi dentro, i tuoi occhi viaggiano attraverso la materia. Sono una donna di carta, ma con te divento una bambina di vetro.

Se mi tocchi sono fredda, mamma, e di notte tremo, mi fa male la testa quando penso troppo.

Se vedo la luce penso al buio, se ho davanti una vittoria non escludo la sconfitta. Mi sento inferiore, a volte, una piccola scheggia in questa realtà che gira.

Sono debole, mamma, al punto che a volte mi tremano le gambe e la voce quando parlo.

Un giorno me ne andrò, mamma, non avrò più il tuo bacio alla mattina.

E il pranzo della domenica non avrà più sapore, e perderò perfino la voglia di ricominciare, perché la tua presenza mi mancherà ancora.

Ho paura di lasciare la mia città di carta, mamma, ho paura che quel mostro sotto il letto mi verrà ancora a trovare.

Ho paura delle persone di roccia, mamma, perché non sono forte.

Sono sicura che le hai incontrate anche tu quelle persone dai corpi neri che non si lasciano trapassare nemmeno dai tuoi occhi. Proteggimi, mamma, da quelli che non si sanno emozionare. Ho paura di questi superuomini.

Io mi sciolgo come neve al sole ad ogni goccia di sentimento che sia amore, paura, gioia o dolore: io tremo. E lo fai anche tu.

Ho imparato a dosare la paura, mamma, ma la mia fragilità a volte mi spaventa.

Tu mi hai detto che la debolezza è umana, mamma, mi hai detto di tirarla fuori.

Però quando ci provo mi faccio male, mamma, il mio corpo di carta si piega, a volte faccio fatica ad attutire i colpi.

Sono umana, mamma, e forse è per questo che ho paura.

Cammino sul mondo in punta di piedi e mi chiedo cos’è la forza.

Piange il forte e piange il debole, perché in fondo siamo tutti scheletri ricoperti di incertezze.

Mi dici di amare le mie, mamma, e io ci provo.

E forse ho un po’ meno paura.

Benedetta La Ferla VAL