È solo andata dall’Altra Parte… – Racconto

– Stai parlando della Regina Mab ?! – esclamò Finroad, cercando di trattenere un grido di stupore –Cioè… quella Mab?! –
Rylan annuì sconsolato, non riusciva ad iniziare una conversazione che subito il discorso versava su quella che era stata la sua madrina in giovane età. Nonostante odiasse ammetterlo, le era molto grato per ciò che gli aveva insegnato, ma ormai erano passati decenni e iniziava a trovare alquanto fastidioso che nessuno gli chiedesse di raccontare le proprie avventure e peripezie. In fondo, non era quella la cosa che ogni mago, cavaliere o chicchessia, cercava, quando si sedeva in una locanda per bere e trovare un po’ di riposo? Un momento di autocelebrazione non aveva mai fatto del male a nessuno. Eppure, anche quella volta Rylan non aveva fatto in tempo a sedersi, che la sua cara madrina Mab era diventata l’argomento principale del discorso.
– Quindi quella sciarpa l’ha fatta proprio lei? Con le sue mani? – gli domandò con voce squillante, continuando ad asciugare con un vecchio panno di stoffa i piccoli bicchieri di cristallo azzurro. Rylan grugnì, in segno di affermazione, buttando giù un goccio della vodka farfugliante alla noce che aveva ordinato prima e ancora non aveva toccato. Se adesso quell’elfo ingrato lo stava assillando, ignorando totalmente gli altri clienti, era sicuramente colpa della grande sciarpa di lana colorata, che aveva sfortunatamente deciso di mettersi al collo quel giorno. Erano state le sue tinte sgargianti, insolite da vedere indosso ad un mago barbuto di mezz’età, ad attirare l’attenzione.
– Ma che fine ha fatto? – insisté Finroad – Ho sentito dire che è stata rapita dagli orchi delle montagne rocciose e rinchiusa in una profonda grotta sulla vetta più alta –, bisbigliò e si voltò prima a destra, poi a sinistra, guardandosi intorno con fare circospetto. Tutti non facevano altro che parlare di lei, in ogni angolo del regno giravano storie diverse su che fine avesse fatto. La Regina delle fate era scomparsa, si sapeva da tempo. Finroad, lavorando alla locanda del Goblin Claudicante, ne aveva sentite di belle e di brutte al riguardo, ma non aveva mai incontrato nessuno che la conoscesse direttamente. Ed ecco, improvvisamente, che al bancone si era presentato questo mago sconosciuto dall’espressione scorbutica. Finalmente la faccenda iniziava a farsi seria.
Ryan sbuffò e, svuotato in un unico sorso tutto il suo drink, esclamò: – Amico mio, sono tutte fesserie! –
– E allora… cosa è successo? Dove è andata la regina Mab? – chiese l’elfo dai capelli argentei alla sua destra, facendosi sempre più vicino.
– È… dall’Altra Parte. – pronunciò con tono grave.
Finroad trattenne un sussulto, sgranando i grandi occhi azzurri; per poco non gli cadde il vecchio panno umido di mano. Adesso che sapeva dove si trovava la Regina delle fate, non era sicuro di voler venire a conoscenza del perché. L’Altra Parte era un posto orribile, dal quale era difficile fare ritorno. Finroad non poté evitare di immaginarsi per quale disgrazia la Regina Mab fosse finita laggiù.
– E chi è stato a portarcela?! – borbottò, con tono così fievole che quasi Rylan non lo sentì.
– Nessuno, è stata lei ad andarci. Di sua volontà – disse, e questa volta a Finroad il panno umido scivolò di mano, provocando un rumore sordo e spento, che fu coperto dalla confusione della locanda. Rylan non ebbe bisogno di un invito esplicito a dare spiegazioni, l’espressione dell’elfo era alquanto eloquente.
– Qualche tempo fa, mi diressi alla dimora della Regina Mab come sono solito fare ogni mese; ho avuto la fortuna di averla come madrina, e ho sempre cercato di dimostrarle la mia gratitudine per avermi allevato. – spiegò il mago sistemandosi sullo sgabello e lisciandosi la lunga barba – Era già da un po’ che mi sembrava nervosa e esaurita, così le avevo portato un’ottima torta alla Verbena e Guava, una delle sue preferite. Quando sono entrato, però, la prima cosa che ho visto è stato un grosso borsone di pelle, lì, in bella vista sul tavolino per il tè. Non ha mai assaggiato la mia torta, lo stesso pomeriggio è partita e ha attraversato la Grande Barriera –.
Fra i due calò un attimo di silenzio; Finroad raccolse il panno umido dal pavimento e servì due orchi dall’aria spazientita che nel frattempo si erano avvicinati minacciosi al bancone. Poi tornò dal mago, gli riempì nuovamente il bicchiere, versandosi un goccio anche per sé, e chiese, laconico: – Perché? –
Rylan scosse la testa, consapevole di tutte le sciocche ragioni che l’avevano spinta a compiere un’azione così insensata.
– Era annoiata, credo, o almeno così mi ha detto lei, prima di regalarmi questa sciarpa di lana e andarsene per sempre, abbandonando tutto il piccolo popolo. Questo mondo la stava scocciando, accadevano sempre le solite cose e il tutto aveva cominciato a darle fastidio: “I cavalieri sono egocentrici e narcisisti, le fanciulle sono sempre in cerca del loro principe, non fanno altro che lamentarsi in modo petulante e dopo averla aiutate non mi vengono più a trovare. Al massimo mi invitano al primo compleanno del loro figlio solo per garantirsi che cresca bello e forte e poi non si fanno più sentire. I folletti strappano le mandragole che ho coltivato con cura, solo per sentirle urlare e mi rubano le nespole dal giardino. Inoltre, come se non bastasse, l’umidità della foresta mi increspa i capelli…” – disse Rylan tutto d’un fiato, imitando con voce stridula e cantilenante la Regina.
– Non dire nulla a nessuno su questo, però, – continuò, dopo aver preso un bel respiro – Sono tutte motivazioni frivole e superficiali; ho provato a spiegarglielo. Eppure lei non ha voluto sentire ragioni, ha preso le sue cose e si è diretta dall’Altra Parte. E questo è tutto –.
Finroad e Rylan, per qualche minuto, sorseggiarono ognuno il proprio drink in silenzio, ascoltando il borbottio confusionario della locanda, assorti nelle loro riflessioni.
– Forse non ha così torto, – dichiarò Finroad d’un tratto – quaggiù succedono sempre le solite cose, tutto sta iniziando a diventare… a diventare quasi scontato, ecco –.
Rylan annuì pensieroso.
– Già… – ammise con rammarico, anche a se stesso.
– Ho sentito che dall’Altra Parte hanno marchingegni colorati che ti permettono di muoverti senza camminare, luci multicolori che ti segnalano quando muoverti per le strade, piccoli contenitori luminosi che raccontano storie a chi le guarda ed enormi castelli, simili a scatole che arrivano fino a toccare il cielo – disse Finroad, provando ad immaginarsi il paesaggio lontano di quel mondo spaventoso senza fate e folletti, da cui non era possibile fare ritorno.
– Forse la mia cara madrina Mab non ha avuto una cattiva idea, in fondo – affermò il mago, guardando il fondo del suo bicchiere, dove ancora ristagnava un po’ di vodka farfugliante alla noce.
– Sì, forse sarebbe una bella avventura, l’Altra Parte – concluse, buttando giù anche l’ultimo goccio.
Alessia Priori
classe / Liceo Classico Galileo di Firenze