Il Giappone contro l’inquinamento

Qualche giorno fa è stato dichiarato dal ministro dell’ambiente giapponese che nel paese del Sol Levante diventerà una priorità la riduzione del 25% della plastica, verranno aggiunte circa 2 milioni di tonnellate di biomasse vegetali all’anno, per accelerare il ritorno della CO2 nell’atmosfera, e che le buste di plastica assumeranno un costo obbligatorio, tutto questo entro il 2030.
Questi però non sono gli unici provvedimenti che il Giappone ha preso per combattere l’inquinamento: nel 1993 infatti fu emanata la “ Legge fondamentale per l’ambiente” che riorganizzò il sistema di diritto dell’ambiente; prevedeva la limitazione delle emissioni industriali, la restrizione dei rifiuti industriali e il miglioramento del processo di risparmio energetico.
Nonostante tutte le leggi emanate tra gli anni ’70 e ’90, come la “Legge sulla gestione dei rifiuti e la nettezza pubblica” che regola i metodi di smaltimento di alcuni rifiuti emessi da industrie ed aziende e la “Legge per il controllo dell’inquinamento dell’acqua” per ridurre il rilascio di sostanze cancerogene, causate dalle alte tecnologie, le industrie più all’avanguardia, il problema
più grande del Giappone è ancora oggi l’emissione di scarti industriali nell’ambiente.
Comunque, nonostante gli aspetti negativi della situazione corrente, ciò che mira a compiere il Giappone nell’arco di poco più di un decennio è incredibile ed impressionante, soprattutto in questo periodo in cui il pericolo del riscaldamento ambientale e dell’estinzione di molte specie animali a rischio non sembra più una lontana possibilità. È necessario che i paesi sviluppati facciano un passo verso la consapevolezza che se non si agisce adesso svolteremo un punto di non ritorno catastrofico che potrà portare all’estinzione dell’umanità e della vita sulla Terra come la conosciamo.
Nicole Lucibello / Liceo Classico Galileo di Firenze