Magica musica – Racconto

Il fatidico momento era arrivato. Il momento peggiore di tutta la settimana: la domenica sera. Questa non era una domenica come tutte le altre, era l’ultimo giorno di vacanza estiva e dovevo fare un passaggio molto importante, dalle elementari alle medie.
Mi misi sul divano a pensare a quali disgrazie mi sarebbero capitate il giorno dopo. Mia mamma mi ripeteva sempre che non dovevo avere paura, perché comunque a scuola andavo bene. Però c’era una materia che proprio non mi andava giù: musica.
Il mio insegnante alle elementari era basso, aveva i capelli marroni sempre pettinati e ordinati; aveva uno sguardo pauroso e degli occhiali tondi, ma soprattutto era molto severo e rigido. Non osavo immaginare quante insufficienze avrei preso alle medie.
Il tempo passò velocemente e sentii la voce di mia mamma che mi chiamava: ”Carlo! Vieni a tavola, si mangia! “
Finita la cena, mi lavai i denti, mi misi il pigiama, regolai la sveglia e mi infilai sotto alle coperte del mio morbido letto.
La mattina arrivò e io fui costretto ad alzarmi; andai verso l’armadio per preparare i vestiti. Presi una maglietta verde con un fulmine giallo fluorescente; una felpa azzurra e un paio di pantaloni bianchi e neri; infine presi un paio di normalissime scarpe da ginnastica verdi e nere.
Andai a fare colazione, poi mi lavai ed ero pronto.
Mi avviai verso la scuola, avevo preso appuntamento con il mio migliore amico Gigi lì davanti.
Lo trovai già lì ad aspettarmi, ci salutammo e ci avviammo nel cortile della scuola.
Arrivò la preside per dividerci nelle varie classi; chiamò prima Gigi e poi me; eravamo stati messi nella 1E. Una volta arrivati in classe trovammo ad aspettarci una professoressa un po’ buffa, indossava una felpa di un verde acqua sgargiante e dei pantaloni a fiori, aveva dei capelli neri che le arrivavano alle spalle.
Ci fece mettere a sedere e si presentò: ”Piacere, io sono la professoressa Canti e sono la vostra insegnante di italiano, storia e geografia”.
Ci dettò anche gli orari delle lezioni. Non ci potevo credere, all’ora dopo avevamo proprio musica! Fra chiacchiere e chiacchiere l’ora finì, ed era arrivato il momento di affrontare il mio destino, era l’ora di musica.
Il professore entrò in classe e subito si presentò: ”Io sono il professor Chiodi e vi insegnerò musica”.
Indossava un giacchetto blu scuro, dei pantaloni verde militare e delle scarpe da ginnastica marroni. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle e grigi. I suoi occhi erano di un azzurro intenso e luccicante.
Pareva un gigante, era molto alto e aveva delle mani enormi.
Mi guardava (probabilmente perché stavo tremando dalla paura), poi passò a fare l’appello. Quando arrivò al mio nome mi chiamò alla cattedra; io andai, avevo le gambe che cedevano. Arrivato lì mi disse: ”Senti, ho un segreto da rivelarti, mi sembri un ragazzo abbastanza in gamba da aiutarmi: finita la scuola raggiungimi in sala professori”. Poi tornai a posto. Ero molto curioso di scoprire questo segreto, non vedevo l’ora che finissero le lezioni.
Il tempo passò velocemente e presto arrivò il momento di andare dal professor Chiodi. Mi avviai verso la sala docenti. Arrivato lì trovai il Prof che mi fece sedere al tavolo e mi disse: ”Come ti ho detto prima, ho un segreto e tu mi devi aiutare; io non sono un professore come tutti gli altri, sono un mago”. Io lo guardai con una faccia impaurita e allo stesso tempo sorpresa, ancora non capivo perché fra tutti i ragazzi e le ragazze della scuola avesse scelto proprio me, probabilmente il più incapace di tutti. Il professore ricominciò a parlare : “lo so che sei perplesso e impaurito, ma lascia che ti spieghi: io vengo da un posto molto lontano da qui, vengo da Straordilandia dove abitano i maghi, le streghe e tutte le creature fantastiche che ci sono in questo mondo”.
Ero paralizzato, ancora non riuscivo a capire cosa c’entrassi io in tutto questo. Ci furono cinque minuti di silenzio che venne interrotto dalla voce del professore che disse: ”in questo fantastico mondo tutti adorano la musica, per noi è tutto; tutti tranne uno, il malvagio Stonotto. Lui non è mai diventato mago perché fin da piccolo odiava la musica che è fondamentale per ogni persona a Straordilandia. Il suo scopo è quello di cancellarla per sempre. Mi serve un aiuto per fermarlo, è per questo che ti ho chiamato”.
Io, impaurito, ma incuriosito risposi di sì. Insieme uscimmo dalla scuola, mi portò in un vicolo cieco, buio e pauroso. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un sacchetto che conteneva una strana polverina di color rosso fuoco. La buttò a terra, il pavimento tremò e comparve un normalissimo bidone della spazzatura. Ero deluso, fino a quando mi disse di entrarci dentro; non sapevo cosa fare, ma poi, preso dalla curiosità, decisi di entrare. Mi ritrovai in un mondo bellissimo, non credevo ai miei occhi, ero in una via piena di negozi e di bancarelle. Il professore mi fece entrare in un negozio molto particolare, si chiamava ”Emporio per la caccia agli Antinote”. Il professore mi spiegò che gli Antinote erano coloro che odiavano la musica. Entrammo in questo bizzarro emporio, era pieno di oggetti superparticolari. Rimasi a guardare uno strano violino che al posto del manico aveva una lama. Però il professore non si fermò, ma continuò a camminare verso una stanza molto più piccola. Qui trovammo uno strano tipo, era calvo, aveva gli occhi verdi e non era molto in forma. Il prof gli disse: ”Ho portato il bambino, adesso siamo pronti ad andare a sconfiggere Stonotto”. Il tipo ci guidò in un’altra stanza ancora più piccola. Tirò fuori da un cassetto uno spartito e lo porse al professore che se lo mise in tasca. Gli diede anche molti altri oggetti interessanti. Usciti da lì eravamo pronti per sconfiggere Stonotto. Arrivammo all’entrata di un teatro enorme. Il cuore mi batteva a mille, ma decisi di entrare. Raggiungemmo il palcoscenico, era gigante. Ad un certo punto le luci si spensero e fece la sua entrata Stonotto, che disse: ”Sei tornato, vuoi di nuovo cercare di sconfiggermi? Chi è questo? Ti vuoi far proteggere da un bambino? Povero illuso, non hai ancora capito che io raggiungerò il mio scopo e cancellerò la musica dal mondo?”
Il mio prof senza parlare tirò fuori lo spartito e gli oggetti presi all’emporio. Mi chiese di suonare. Iniziai, ma non era un bel suono, finché il professore mi disse che ce la potevo fare e che il destino di tutta Straordilandia era nelle mie mani. Mi impegnai e dal violino uscì un suono spettacolare, non avevo mai suonato meglio. Stonotto si accasciò a terra e sparì. Le luci si accesero e rimanemmo solo io e il prof, che disse: ”Per sconfiggere Stonotto serviva il suono di uno strumento suonato da un bambino che riteneva la musica poco importante, è per questo che ho scelto te. Grazie per aver aiutato me e tutta Straordilandia”. Tirò fuori dalla tasca la polverina rossa, la buttò a terra e mi ritrovai a casa, nel mio soffice letto.
Ripensai a tutto quello che era successo e risi, mi alzai, andai alla mia pianola, poco usata, e iniziai a suonare… sorridendo.
Lisa Frosini / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze