Posso uscire cinque minuti, Prof? – Racconto

Ricordo quella mattina, quando suonò quella sveglia, drin-drin-drin! Erano solo le 6:30, la mamma entrò in camera urlando: “Sveglia! Dai, in piedi! C’è scuola!”
E lì incominciò l’incubo! Aprii la finestra, il cielo nero e buio, d’un tratto laggiù comparve una leggera luce… si stava avvicinando. Mi vestii in fretta e di corsa mi preparai per fare colazione.
Iniziò a piovere. Leggere gocce d’acqua che aumentavano sempre di più.
Mi alzai dal tavolo, mi misi le scarpe e il giubbotto, mia sorella Adele, poco più grande di me, mi porse la cartella e la mamma ci accompagnò fino al cortile di scuola. Incontrai Rebecca e Sara, le mie migliori amiche, entrammo in classe svogliate. Indovinate? C’era l’interrogazione di geografia! La più noiosa di tutte, eravamo già a gennaio e l’unica cosa che pensavamo era di finire l’anno scolastico!
Il professore accese la L.I.M. , aprì il registro di classe e disse: “ Beatrice e Simone interrogati!” E io, felice di non essere stata interrogata, presi un foglio e incominciai a disegnare. Avevo le idee un po’ confuse ed ero indecisa su cosa poter disegnare ma avevo una grande passione per il disegno e iniziai a tratteggiare una foresta. Mi piaceva fare cose difficili, e dentro questa foresta c’erano degli unicorni volanti, una grande scorta di cibo e acqua e tutti gli animali più affascinanti. Sì, lo so, è un disegno molto difficile e immaginario ma a me piaceva molto fantasticare!
Si fecero le 8:30, e l’interrogazione ancora non era nemmeno a metà! Sara mi chiamò bisbigliando, e mi disse: “Emma! Esci, andiamo in corridoio per una giratina!” Io ero un po’ insicura perché se ci beccavano rischiavamo una nota… Già, ancora non vi ho detto che il prof. era talmente preso dalla loro interrogazione che poco prima ci aveva detto di non interrompere la lezione e, se dovevamo uscire per andare in bagno, potevamo andarci senza chiedere. Alla fine accettai, misi il mio disegno in tasca e chiamammo Rebecca, lei disse di sì subito e così uscimmo come se nulla fosse… Possiamo dire che Rebecca e Sara erano quelle “spericolate” mentre io ero più tranquilla, ma le seguivo abbastanza.
Rebecca vide che in portineria non c’era nessun custode e vide che sul loro tavolo c’era un pezzo di vetro con sopra una scritta. Sara, incuriosita, propose di andare a guardare di che si trattasse… Accettammo e di nascosto entrammo in portineria, sul foglio c’era scritto: “Vietato appoggiare fogli sopra!” E lì Rebecca chiese: “Qualcuno di voi di voi ha un pezzo di carta?” Io risposi di sì.
Sara, tutta impaziente di sapere cosa sarebbe successo appoggiando quel foglio di carta sopra, chiese tutta agitata se avrebbe potuto mettercelo lei sopra, a me non cambiava nulla ma ero un po’ preoccupata delle conseguenze…
Sara si decise e finalmente appoggiò quel disegno. Per un attimo vedemmo un bagliore di luce e pochi secondi dopo ci ritrovammo in un altro mondo!
Provo a descriverlo: era una foresta. A pensarci bene, non proprio perché c’erano molte imperfezioni, ad esempio la chioma degli alberi era molto strana… Mi sembrava familiare! Provai a pensare… Ma niente! Sara e Rebecca erano tutte felici ma eravamo anche piuttosto in ansia perché non sapevamo cosa stesse succedendo intorno a noi.
Io intanto continuai a pensare fino a che non vidi degli unicorni volare! Allora capii tutto: ci eravamo teletrasportate nel mio disegno! E quindi chiamai Sara e Rebecca e spiegai tutto ad entrambe. Adesso sì che potevamo davvero dire di essere disperate!
Guardammo l’orologio: erano di già le 8:45, non avevamo idea di come tornare al nostro mondo…
Ci incamminammo allora da qualche parte,la prima stradina che trovammo. Dopo circa cinque minuti, vedemmo una porta illuminata da una luce bianca. Io bussai, non rispose nessuno… Riprovai, nulla.
Rebecca forzò la porta e la buttò giù, Sara ci fece strada: le pareti all’interno erano piene di ragni e ragnatele. Ad un certo punto entrammo nel buio completo. C’era solo un leggero luccichio nella parete in fondo, Rebecca provò a toccare quel “brillantino” di luce. D’un tratto si sentì una voce stridula, che sembrava provenire da quel piccolo bagliore. Io, paurosa, insistevo di trovare un modo per tornare nel nostro mondo, ma Sara, incuriosita da quel luccichio e dal fatto di aver sentito quella voce, decise di continuare per quella strada.
La seguimmo, nel frattempo qualcuno si stava avvicinando a noi. Era buio e non si riusciva a vedere molto bene, si intravedeva però una faccia, sembrava una fata. Continuammo ancora fino ad trovarcela davanti, poco tempo, due attimi ed eccola!
Ci si presentò e ci chiese perché fossimo lì, noi le raccontammo tutta la nostra storia e lei molto gentile ci disse che solo lei aveva trovato un modo per riportarci indietro dato che era già successo ad altre due ragazze prima di noi. Iniziò a parlare, ma d’un tratto vedemmo lo stesso bagliore, e ci ritrovammo di nuovo nella stanza custodi. Meno male…
Erano le 8:59, un minuto per tornare in classe, rientrammo e il prof. aveva appena finito l’interrogazione, non si era nemmeno accorto che eravamo uscite e appena tornate.
Suonò la campanella e nel momento in cui entrò la professoressa di matematica, io buttai via il foglio e continuammo con la lezione. Finì così la nostra avventura.
Marta Basegni / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze