Una bacchetta magica (e pericolosa) – Racconto

Abra-kadabra-alakazam!
La formula magica più famosa al mondo: semplice e carina, ma in grado di causare un sacco di guai, ne fu un esempio Paolo, un ragazzo di 12 anni a cui piaceva moltissimo la magia. Durante l’assemblea dei professori mentre parlava il professor Scafo, che odiava a morte Paolo, il ragazzo pronunciò queste fatidiche parole e lo fece finire a testa in giù, facendolo diventare lo zimbello di tutto il collegio docenti. Ma cominciamo dall’inizio della storia: era il compleanno di Paolo e come regalo i suoi genitori gli donarono tre biglietti per Hogwarts. Paolo era molto eccitato all’idea di vedere dal vivo il campo da Quidditch, il Calice di Fuoco, i dormitori e tutte le altre sale. Dopo il lungo viaggio da Firenze a Alnwick Castle giunsero davanti al portone e con molta franchezza Paolo riuscì ad aprirlo; immediatamente furono travolti dalla bellezza di quel castello: tutto era come nel film e a Paolo sembrava di sognare ad occhi aperti, gli parve di stare nei panni di Harry Potter e di vivere quell’avventura affiancato da Ermione e da Ron. Gli venne da piangere, ma si contenne, perché voleva risparmiare le lacrime per il meglio: il boccino d’oro, che era esposto nella sala principale. Arrivarono nella stanza del Calice di Fuoco, Paolo intravide una porticina e, curioso come il suo eroe, prese e vi entrò di nascosto: l’aria era soffocante ed era pieno di polvere, come se non vi avesse pulito nessuno da un secolo e anche più, ed era proprio vero. Paolo vagava nel buio e improvvisamente inciampò su qualcosa, qualcosa di, di… di pesante e di duro, come un baule, sì, ma più piccolo. Paolo lo aprì e… una luce accecante gli colpì gli occhi facendolo sobbalzare all’indietro, dopo essersi abituato alla luce scorse un bastoncino, una bacchetta. Non sapeva se fosse magica o no, quindi esitando la prese e la agitò in aria e urlò: “WINGARDIUM LEVIOSA!”. Essendosi dimenticato di non essere solo, i suoi genitori lo sentirono e, essendosi scordati di lui, cominciarono a cercarlo: cercarono in ogni stanza, niente da fare, era sparito. Improvvisamente udirono dei passi e voltandosi lo videro, sporco e puzzolente, ma i suoi genitori non vi badarono e corsero ad abbracciarlo. Inizialmente Paolo diceva cose a caso con quella bacchetta, ma un giorno pronunciò le parole “ABRA-KADABRA-ALAKAZAM” e come per magia la sua lampada cominciò a fluttuare. Da allora capì che quella era una bacchetta magica di quelle vere. Inizialmente la usò solo per fare scherzi al professor Scafo, ma successivamente cominciò a capire che quella bacchetta era pericolosa, perché aveva fatto andare la professoressa Ciambelloni in ospedale, dato che per cause inspiegabili era scivolata su una buccia di banana ed era caduta di faccia. Era una fredda giornata d’autunno, il vento soffiava forte, Paolo si trovava sul ponte con la bacchetta in mano, aveva preso una decisione, quella bacchetta doveva sparire e allora con tutta la forza che aveva in corpo la lanciò nel fiume.
Lorenzo Pinelli / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze