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ANTONIO CAPRARICA AL MAZZOTTI: LA REGINA VITTORIA, LONDRA, LA BREXIT E TANTO ALTRO…

Abbiamo avuto il piacere di ospitare all’Istituto Mazzotti di Treviso Antonio Caprarica, noto giornalista e corrispondente della RAI a Londra sino al 2013. L’occasione di incontrarlo ci è stata offerta dalla presentazione del suo ultimo libro “La regina imperatrice” uscito a settembre 2019 per la Sperling & Kupfer.
Dopo i saluti e la presentazione della Dirigente scolastica alle classi presenti in aula magna, l’autore ha esordito raccontandoci che fin da ragazzino aveva desiderato distinguersi dalla maggioranza francofona del nostro Paese volendo approfondire lo studio della lingua inglese. Fu così che all’età di 14 anni i genitori lo fecero studiare d’estate in un esclusivo college di Oxford per imparare la lingua; dopo tale esperienza, con molta franchezza, egli ha affermato che, dopo il susseguirsi di molteplici fatti poco riconducibili a lui ma molto ad un ragazzo di quell’età, era tornato in Italia avendo imparato a baciare una ragazza e a bleffare a poker ma senza aver appreso compiutamente la lingua anglofona. Questo soggiorno lo aiutò tuttavia ad uscire da un panorama definito da lui stesso “codino” come quello italiano
di quegli anni e a dirigersi verso la società libera londinese che lo ha fatto innamorare di quella realtà tanto da portarlo a scrivere una ventina di libri sulla società anglosassone e in particolare sulla Famiglia Reale.
Il suo “La regina imperatrice” è un romanzo storico in cui si raccontano le vicende di personaggi realmente esistiti durante i 64 anni di regno della regina Vittoria. L’autore si è soffermato su uno degli aspetti che più hanno caratterizzato la vita della regnante ovvero la sua caparbietà, il suo coraggio, testimoniati dal fatto che, dopo 9 figli e la morte dell’amato marito Albert, sia stata in grado di ritrovare le forze di continuare a svolgere la sua funzione di monarca riaffermando le ragioni della sua vita e del suo ruolo e andando contro la società ottusa di fine ’800 secondo la quale le donne dovevano essere solo madri e mogli.

Dopo la presentazione del libro è stato dato spazio alle domande degli studenti e un ragazzo ha voluto discorrere con l’autore sul tema del giornalismo, chiedendogli come avesse capito che quello sarebbe stato il suo futuro lavoro. Caprarica ha risposto affermando che un giornalista, per essere definito tale, deve avere due fondamentali requisiti: la curiosità e il piacere di raccontare e proprio questi lo hanno spinto a rinunciare alla carriera universitaria e ad aprirsi nuovi orizzonti verso questa professione. Egli ha anche puntualizzato che al giorno d’oggi il mestiere di giornalista non è facile a causa della misera retribuzione assegnata ad un cronista per ogni articolo (circa 4€) e ha definito ciò come una “condizione selvaggia ed inaccettabile” anche per il mercato dei giornali e dei libri in continuo declino.
L’intervento di una professoressa, che ha chiesto al giornalista leccese cosa ne pensasse, ha poi consentito di approfondire il tema della Brexit. Caprarica ha risposto portando l’esempio di alcune aree dell’Inghilterra, in particolare la contea di Lincolnshire, in cui “il tempo sembra essersi fermato agli anni ’50” dove i cittadini sono per la maggioranza favorevoli all’uscita dall’UE. Ha poi esposto alcuni fattori che secondo lui hanno fatto sì che la Brexit primeggiasse: innanzitutto il fatto che i diciottenni schierati dalla parte del “remain” non abbiano votato e, in secondo luogo, le “fake news” messe in circolo dal parlamentare Farage e dall’attuale primo ministro Johnson che hanno promesso di investire i risparmi del paese nel servizio sanitario nazionale, ma che in realtà sono serviti per coprire il deficit governativo, ingannando così i cittadini.
Una studentessa ha chiesto infine se egli crede ancora che Londra sia una metropoli futuristica rispetto all’Italia, come lo era nel 1965. La sua risposta è stata molto interessante: ha precisato che Londra è futuristica tuttora grazie alla capacità di mutare e di immaginare il futuro. Per farci comprendere il concetto ha spiegato che se si osserva dal ponte di Waterloo, si scorgono a sinistra i palazzi di epoca imperiale, mentre a destra sono presenti decine di grattacieli moderni costruiti tra il 1995 e il 2015, un ventennio in cui l’Italia si è ben poco rinnovata e per questo il giornalista si mostra spaventato per la condizione assai statica in cui versa il “Bel Paese”.
L’incontro con Caprarica è stato utile non solo per discorrere in merito alla professione di giornalista e per conoscere alcuni contenuti del suo nuovo romanzo, ma soprattutto per farci aprire la mente verso nuove realtà, diverse da quelle italiane, facendoci capire che a volte è necessario uscire dall’ambiente in cui si vive se si vuole guardare il mondo sotto un’altra prospettiva. Questa sua interessante conferenza si è rivelata pertanto una vera e propria lezione di vita.

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