Eutopia Distopia

Quest’anno sotto la guida della nostra professoressa di italiano, Bianca Teresa Iaccarino, poiché siamo una classe digitale, abbiamo utilizzato un app molto interessante e coinvolgente per la lettura e scrittura creativa digitale: Betwyll. :https://youtu.be/SIPMLItomRU
Si tratta di un app, su cui si leggono e si commentano dei testi, seguendo un calendario di lettura prestabilito, secondo la metodologia del social reading che prevede una lettura condivisa in community virtuale e la scrittura digitale di commenti da parte di tutti i lettori.  Per scrivere questi commenti ( i twyll) si hanno a disposizione “solo”140 caratteri, cosa che da un lato può portare a una difficoltà nella stesura dei nostri piccoli testi, ma dall’altro ci insegna a sintetizzare e ad utilizzare un lessico più adeguato.

Scrivere su questa piattaforma è anche un modo per esprimersi, interagire e per avere uno scambio di opinioni in una community: abbiamo capito che  è utile essere costanti nell’osservare la calendarizzazione della lettura, perchè così facendo si ha il tempo non solo di leggere, ma anche di rileggere un testo e poi di poter scrivere sempre secondo il proprio pensiero, anche  aggiungendo, in un secondo tempo, ulteriori commenti. https://www.twletteratura.org/2014/02/il-metodo-tw-letteratura/

Dal 14 al 31 Ottobre abbiamo lavorato su “Eutopia Dystopia”, un progetto che ci ha “trasportato”  in uno scenario distopico ambientato in Europa  nel 2039:  abbiamo lavorato sulla creazione di un archivio della memoria costituito  da diversi testi letterari  del passato da non dimenticare, perché accomunano noi europei. Avevamo letto tali testi sull’app Betwyll, seguendo il metodo del social reading: una lettura in community virtuale che viene scandita da un calendario  di giorni precisi durante i quali leggere e commentare in modalità digitale i testi proposti. https://www.betwyll.com/it/progetti/

Per concludere questo progetto abbiamo realizzato anche noi il nostro personale archivio della memoria. Il tutto è avvenuto nell’aula magna della nostra scuola, dove si sono riuniti tutti gli studenti   delle tre classi prime classico Cambridge  della scuola partecipanti al progetto. 

Ognuno ha portato un oggetto che gli suscitava ricordi del proprio passato, tutti questi sono stati posizionati vicini su una pedana. Successivamente, senza conoscerne il proprietario, ogni ragazzo ha scelto un oggetto che a sua volta gli faceva tornare alla mente dei ricordi del proprio passato e lo ha fotografato.


Poi si è svolto un lavoro di coppia: seduti spalla a spalla, uno studente interpretava l’intervistatore e l’altro descriveva e raccontava il ricordo suscitato dall’oggetto scelto e fotografato, e poi si sono scambiati i ruoli.

Alla fine tutti i lavori sono stati raccolti in un file collaborativo di Keynote. In questo modo abbiamo creato anche noi un’archivio delle nostre memorie, perché la memoria di ogni uomo è la sua letteratura privata, ma che contribuisce a quella collettiva. La creazione dell’Archivio della Memoria

Qui vi mostriamo alcune delle nostre narrazioni della memoria:

Era un elefante di colore rosa scuro lungo il corpo e aveva una coda lilla morbida e soffice, una lunga proboscide, due teneri occhi neri ed era di piccola statura, pesava qualche grammo.

Si trovavo in una stanza grande e maestosa, solo in un angolino del palco dell’aula magna, illuminato dalle numerose luci poste sul soffitto. Appena l’ho fotografato mi sono tornati in mente molti momenti spensierati della mia infanzia, la fantasia e l’ immaginazione di una bambina: un tuffo nel passato che mi ha fatto provare sensazioni ed emozioni che mi hanno scaldato il cuore.

  • CLAUDIA MOSCA

Era piccolo, marroncino, con una faccia: occhi, orecchie. Era morbido e molto leggero.

La stanza in cui si trovava era molto grande, molto accogliente con lampade sul soffitto, e con molte tende, con porte e finestre nascoste dietro, c’erano varie sedie, con un palco sopra il quale si trovavano degli strumenti musicali. Non odorava di nulla in particolare e c’era una temperatura calda.

Quando mi sono seduta ero curiosa di sapere ciò che avrei fatto con il mio oggetto, mentre quando mi sono alzata per scattare la foto mi sentivo oppressa.

L’ oggetto che ho fotografato mi ricorda molto il mio pupazzo preferito che ho in camera.

  • ESTER FRASCINO

Era un filo rosa chiaro abbastanza intrecciato e sottile  con una chiave piccolina di argento, era molto leggero. 

Si trovava in una grandissima aula “aula magna”. Faceva freddo. Aveva un aspetto un po’ cupo anche se le luci erano bianche. Tutte le sedie erano poste ai lati e c’era tanta gente perciò percepivo un senso di freddezza. Aveva un odore di scuola.

Nello spazio mi sentivo in imbarazzo perché c’era tanta gente, però poi mi sono adattata.

Essendo stata una chiave mi ha ricordato una piccola chiave ed un cuore che avevo regalato ad una mia amica delle medie che le avevo dato per il suo onomastico; però adesso non sentendoci più ha suscitato tante emozione tra cui la malinconia di quel momento e la tristezza di non frequentarci più, ma soprattutto mi ha ricordato il momento in cui gliel’ho regalato e tutti i momenti passati insieme.

-MARIA GIOVANNA CHIARA SCARDAMAGLIO

L’oggetto che ho fotografato si tratta di una conchiglia color bianco panna, ovvero un bianco che andava quasi nel giallo, ruvida e appuntita in alcune parti, molto leggera.

La stanza era molto grande, aveva tende rosse, un palco di legno, strumenti musicali e attrezzi come casse e microfoni, c’era un grande spazio libero al centro e sedie poste intorno. Non odorava di niente in particolare, con aria fresca ma accogliente.

Mi sono sentita sicuramente curiosa di scoprire quello che avremmo dovuto fare, e contenta poi nel farlo.

Questo oggetto mi ricorda di quando ero piccola e andavo al mare e giocavo con le conchiglie.

-LUDOVICA CICORIA

Era un libro di color blu con il titolo in bianco, di medie dimensioni. Pesava pochi grammi: infatti stava bene tra le mani. Aveva le pagine di vecchio stampo, un poco ingiallite.


Non vi erano immagini. Si trovava sul palco dell’aula magna della scuola, un’aula molto grande che odorava di… ricordi. In essa ci sono: un pianoforte, un impianto sonoro, delle tende arancioni ai lati e dei fari sul soffitto. La temperatura era molto singolare. Di solito la stanza è a temperatura ambiente, ma in quel preciso momento era presente un calore insolito; forse dovuto alla tensione della gente. Suo padre glielo comprò quand’era solo novenne e il pargoletto sentiva fin da subito la presenza di un oggetto importante nell’aria. E immediatamente se n’è innamorato, perché con suo padre ha un rapporto speciale, e da lì non l’ha più lasciato. Ogni volta che lo legge si emoziona, perché gli ricorda il mare a lui molto caro e a cui è affezionato. Esso suscita anche in me un ricordo profondo delle giornate passate al mare con la mia famiglia, quanta spensieratezza! Quanti momenti di sconfinata bellezza!

-ANDREA ROMANO

Qui il  link per visionare il nostro intero Archivio  della Memoria Archivio della Memoria 1Q

 

 

a cura  di Andrea Romano, Ludovica Cicoria, Ester Frascino, Claudia Mosca, Maria Chiara Giovanna Scardamaglio 1Quadriennale classico Cambridge 2.0 – liceo G.B. Vico – Napoli