Una testimonianza che ha lasciato il segno

LILIANA SEGRE PARLA AGLI STUDENTI IN DIRETTA WEB DALL’ARCIMBOLDI DI MILANO. IMPRESSIONI A CALDO DI UNA TREDICENNE.

Il 20 gennaio 2020, io e i miei compagni abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza di Liliana Segre, in diretta dagli Arcimboldi di Milano. 

Ho sempre sentito parlare della Shoah, ho avuto il privilegio di ascoltare parecchie testimonianze e leggere libri, ma mai come oggi mi sono accorta dell’importanza di parlarne e del coraggio delle persone che raccontano la loro storia. La signora Segre ha parlato di come le leggi razziali le hanno impedito di andare a scuola all’età di otto anni, di come a dodici anni sia finita al carcere di San Vittore per aver tentato di attraversare il confine con la Svizzera insieme a suo padre.

Ci ha raccontato dell’ultima volta che ha visto, suo padre, il suo eroe, quando li hanno divisi all’entrata del campo di sterminio. Dell’anno passato ad Auschwitz, del terrore e della speranza. Di come lei fosse diventata un numero e non più una persona. Ha raccontato della solitudine, quella vera, di qualcuno che ha perso tutto tranne che la speranza. La speranza di vivere, di uscire da quel luogo da incubo. Ci ha parlato di come lei ha scelto la vita, anche quando avrebbe potuto lasciarsi prendere dallo sconforto, anche quando non aveva più nessuno per cui vivere.

La cosa che personalmente mi ha colpito di più della sua storia però, è stato quando ha parlato dell’indifferenza che il mondo aveva mostrato nei confronti di quello che stava accadendo. Di come i suoi compagni non si fossero accorti che lei non veniva più a scuola. Di come l’unico gesto di pietà che le sia stato mostrato in tutto quel periodo fu il saluto dei prigionieri, criminali del carcere di San Vittore, mentre 600 persone innocenti, tra cui lei, camminavano verso i camion che li avrebbero portati ad Auschwitz. Quello che più di tutto mi è rimasto della storia della signora Segre è che l’indifferenza delle persone è la più grande causa di ciò che è accaduto. E sono convinta che lo scopo della sua testimonianza, il motivo per cui lei parla a ragazzi come noi, oltre a farci ricordare, è insegnare a non essere mai indifferenti, anche nelle piccole cose.

GAIA GANCI 3A