L’anatomia è un destino? possiamo considerare la biologia come componente irriducibile che determina l’identità sessuale di una persona? Questa visione è contrastata da quella culturale, che invece sottolinea l’importanza degli aspetti sociali, familiari ed educazionali. Due approcci opposti, quello innatista e quello culturalista: ma al centro, tra i due, si colloca la vita, nella sua unicità, singolarità, che genera l’esistenza di ognuno di noi attraverso il proprio vissuto e le esperienze che determinano orientamenti e direzioni esistenziali. Alla domanda della signora, intrisa di sofferenza e di angoscia, dovute al mancato riconoscimento di una figlia che non risponde alle proprie idealizzazioni, non si può rispondere in modo tecnicistico. La cultura dei nostri tempi è ancora lontana dall’accettare orientamenti sessuali che, non dimentichiamo, fino a non molti decenni fa erano trattati come devianze da “curare” in manicomio. Non solo i transgenders, ma tutti i soggetti sono coinvolti continuamente in un’inevitabile oscillazione tra maschile e femminile. All’inquietudine di un genitore deve far riscontro sicuramente l’amore, che va oltre qualsiasi investimento idealistico e progettuale. Cosa succede quando il figlio ideale, quello dei nostri sogni, non corrisponde a quello reale? Le pressioni narcisistiche non tengono conto dell’alterità, dell’unicità di ognuno di noi. L’amore ci deve suggerire che i figli non ci appartengono (K. Gibran), ma appartengono alla vita e dunque, con l’amore, possiamo e dobbiamo prevedere la libertà come aspetto integrante e come possibilità esistenziale. Valorizziamo dunque i nostri figli al di là dei limiti che vediamo, al di là delle loro peculiarità, che possiamo non condividere; valorizziamoli nella differenza. Il nostro amore incondizionato sarà un prezioso e indispensabile visto per il viaggio della vita, vissuta in armonia con se stessi e in libertà, perchè solo l’amore ci mette in contatto con la libertà, andando oltre ogni forma di pregiudizio.