Qualche giorno fa, il nostro insegnante di religione, ci ha inviato una poesia che, in questo difficile momento di strazio per il nostro Paese, sta girando sui social, affinché ciascuno ne traesse il proprio personale, anche laico, spunto di riflessione.
Si tratta dei meravigliosi versi di Andrea Melis Parolaio, che io ho trovato straordinari, pur nella loro drammaticità, e che ho ritenuto quasi doveroso, da parte mia, condividere con chiunque abbia tempo e voglia di farlo.
La poesia è una preghiera, un fervido invito al rispetto del dolore di chi piange.
È il respiro del cosmo, quasi un elogio al miracolo della vita, perché si viva all’infinito, consacrati all’eterno.
E ciò appare così tanto attuale, oggi che il flagello di un morbo malevolo minaccia le nostre vite, tenta di toglierci, come il peggiore dei dittatori, la libertà, quasi a voler fermare i nostri giorni.
Le nostre città sono chiuse; sono chiuse le nostre scuole, le Università, i cinema, i teatri, gli stadi, l’intero Paese è blindato, stordito e messo all’angolo da un nemico invisibile che ci angoscia ogni giorno di più.
Eppure, io credo che, molto presto, questo tempo buio passerà, spazzato via dalla luce di un tiepido sole di primavera.
Il silenzio di questi giorni, che pure ci ha indotto a riflettere sui veri valori della vita, forse, assai lontani da quelli che ci prospetta il mondo alla rovescia dei nostri giorni e il suo connotato di stupida superficialità, sarà rotto dal fragore di una rinascita spirituale;
Di certo, ciascuno di noi sarà migliore, perché avrà inteso il senso di tutto questo. L’intera umanità sarà migliore, ed allora vorrà dire che tutti avranno inteso il senso di tutto questo.
Cioè il senso della vita.
Candida Izzi
Consacrati all’eterno
Lavatevi le mani
ma andate scalzi
e baciate la terra ferita.
Starnutite pure nel gomito
ma leccate le lacrime di chi piange.
Non viaggiate a vanvera
ora è tempo di stare fermi
nel mondo
per muoversi in noi stessi
dentro gli spazi sottili
del sacro e l’umano.
Indossate pure le mascherine
ma fatene la cattedrale del vostro respiro,
del respiro del cosmo.
Ascoltate pure il telegiornale
che finalmente parla di noi
e del più grande miracolo
mai capitato:
siamo vivi
e non ci rallegra morire.
Per ogni nuovo contagio
accarezza un cane
pianta un fiore
raccogli una cicca da terra,
chiama un amico che ti manca
narra una fiaba a un bambino.
Ora che tutti contano i morti
tu conta i vivi,
e vivi per contare,
concedi solo l’ultimo istante
alla morte
ma fino ad allora
vivi all’infinito,
consacrati all’eterno.
Andrea Melis Parolaio