Il mondo da una finestra

In questi giorni di “isolamento” siamo tutti rinchiusi in casa, ma non è sempre un male. Come dicono in tanti, infatti, questa è l’occasione perfetta per leggere, studiare, cucinare, dedicarci a noi stessi e alle nostre passioni. Ma non è forse vero che potevamo farlo anche prima? Non siamo noi a progettare le nostre vite schedando programmi, calendari e orari, per poi scoprire che non abbiamo tempo per fare qualcosa che ci appassioni veramente? Non siamo noi quelli che pur di addormentarci un paio d’ore il pomeriggio ci svegliamo poi affannati per far fronte agli impegni o allo studio? Questo tempo potremmo dedicarlo a noi, sì, ma potremmo anche dedicarlo a capire come, una volta risolta questa situazione, potremmo continuare a fare tutto ciò, senza togliere tempo ai nostri “doveri”, e a capire come questi doveri possano rispecchiare in qualche modo le nostre passioni e il nostro modo di essere.

Guardando fuori dalla finestra di casa mia osservo come, in una strada solitamente trafficata, sono solo in pochi a passare, per fare la spesa o per portare il cane a fare una breve passeggiata, e mi chiedo cosa pensi la gente di questa situazione. Certo, so che per tutti è un momento difficile, molti non possono ricongiungersi con i cari lontani, e altri, come me, non possono uscire con gli amici o andare a trovare i nonni. Questo è sicuramente un aspetto difficile di ciò che stiamo vivendo, ma, mi chiedo, ci si aspetta veramente che il mondo impari da questa situazione, oltre che sperare in un cambiamento delle istituzioni e del governo? La nostra società, la nostra comunità, ha capito nel profondo cosa è la solidarietà, l’unione tra i popoli, o quando si presenterà una difficoltà differente da questa ci faremo tutti la guerra? È una domanda a cui non si può rispondere, ma bisogna riflettere su questo aspetto.

In questi giorni la nostra condizione ci permette esclusivamente di guardare il mondo da una finestra, che sia quella di casa nostra o che siano i social, e ci sentiamo in diritto di giudicare gli altri, di mostrare quanto essi siano o siano stati tanto irresponsabili da aggravare la situazione in cui ci troviamo. Giudicare non è la soluzione, confrontarsi per imparare lo è. Certi errori sono enormi, ma bisogna anche capire che, per quanto gravi possano essere, bisogna sapersi rialzare.

Quanto è inutile aspettarci che le nostre istituzioni e il nostro governo trovino una soluzione dal nulla, rispetto al cercare di cambiare noi stessi e il nostro approccio a queste circostanze? Ognuno avrà perso o perderà qualcosa o qualcuno, alla fine di tutto questo, ma questo evento ci insegna che dobbiamo saperci perdonare, e soprattutto, collaborare per risolvere non solo i nostri problemi, ma anche quelli che possono sembrare più lontani da noi.

a cura di Fabiana Galluzzo 3N Classico 2.0 – liceo G.B. Vico Napoli