Siamo al quattordicesimo giorno di quarantena e diventa tutto più difficile da sopportare.
Il periodo del giorno che odio di più è la notte. La notte, in questo periodo, sembra più buia e il suo silenzio più pesante. Sono già quattro notti che ho difficoltà a chiudere occhio e scrivere mi aiuta, aiuta a sfogarsi come se ti levasse un peso da dosso.
Durante queste lunghe e interminabili notti ho sempre il fiato spezzato, come se il respiro si bloccasse… forse non sarò l’unica a pensarla così, forse ci sono altri che la vivono come me e, se fosse così, vorrei tentare di aiutare chiunque provasse quel che provo io e fargli capire che non è il solo a sentirsi così.
Quando arriva la notte e tutto si spegne bussa alla mia porta un vortice di sensazioni:
la paura, per chi come me ha ancora un genitore che lavora, che magari possa accadergli qualcosa o la paura che da un giorno all’altro le problematiche economiche potrebbero farsi sentire; l’angoscia perché dentro di te inizi a rimuginare su tutte le notizie dei telegiornali e pensi e ripensi a tutti i malati in quelle condizioni pietose negli ospedali e alle tante persone che non ce l’hanno fatta; la tristezza per tutto quello che sta succedendo e a cui tu non sei abituata; i miliardi di pensieri e domande su te stessa che puntualmente bussano proprio a quell’ora e soprattutto inizi a sentire la mancanza dei tuoi familiari e di tutte le persone a cui vuoi bene.Però dopo questo lungo tempo notturno, in cui non vedi l’ora di vedere la luce del giorno, cerchi di auto controllarti e cerchi di pensare alla tua voglia di fare miliardi cose quando tutto questo finirà: non vedi l’ora di riabbracciare i tuoi parenti e di divertirti con gli amici, non vedi l’ora di poter realizzare tutti i tuoi sogni. Sarà che, come dice il proverbio, “La notte porta consiglio”, ma è proprio da lì che inizi a fare progetti per il tuo futuro. E soprattutto hai la speranza; speri incondizionatamente che tutto questo finisca il prima possibile, sai che potrai tornare a guardare fuori dalla tua finestra la tua bellissima città colma di gente che torna a sorridere, ad abbracciarsi, che dà più valore alle piccole cose e meno all’ignoranza, speri di poter ammirare un tramonto e rilassarti senza guardarlo più con gli occhi malinconici… speri semplicemente che insieme sconfiggeremo tutto questo e potremo tornare alla normalità.
Ecco il consiglio che la scorsa notte io ho dato a me stessa e spero vi possa servire: date spazio ai vostri pensieri migliori, non smettete mai di sognare, progettate affinché il vostro sogno si avveri, ma soprattutto non smettete mai di sperare, perché la speranza vede l’invisibile e perché se speri che il tuo brutto sogno possa finire arriverà prima il lieto fine.
a cura di Giulia Veralli 3N Classico 2.0 – liceo G.B. Vico Napoli