IL DECAMERON DEL 2020

 

 

Ieri come oggi l’uomo si trova ad affrontare grandi avvenimenti che riesce a fronteggiare grazie all’uso della parola.

Raccontarsi storie è sempre stato un modo per sopravvivere alla paura come, durante la peste di Firenze del 1348, accadde ai protagonisti del Decameron scritto da Giovanni Boccaccio. Nell’opera dieci ragazzi si recano  in una casa in campagna per sfuggire alla malattia e per dimenticare la sofferenza. Per intrattenersi decidono di raccontare una novella ciascuno e di riflettere sul significato di essa. I giovani ridono delle situazioni scabrose raccontate nelle novelle ma mantengono sempre un sereno distacco dalla situazione contingente relativa alla pestilenza. Un atteggiamento che ci ricorda un po’ tante delle iniziative che hanno avuto luogo in questi giorni, durante la nostra quarantena: dai flash mob alle finestre, i concerti in diretta Instagram, ai meme sarcastici sul virus, alle “bimbe di Giuseppe Conte”. Ieri come oggi, l’ironia è utilizzata come antidoto alla paura ed è forse l’arma più potente di cui si avvalgano le giovani generazioni per fronteggiare l’angoscia del virus Covid-19. Per fuggire il ricordo dell’orribile pestilenza che infuria a Firenze, i dieci giovani della brigata decidono di affidarsi alle novelle, allo stesso modo in cui oggi ci affidiamo alle serie tv. Ad accomunare novelle e serie tv, infatti, non è soltanto il loro carattere narrativo, ma anche il loro modo di essere utilizzate . Un episodio al giorno, un appuntamento fisso che non ci tradisce mai, che diluisce la narrazione nel corso del tempo, senza abbandonarci. Le novelle, come gli episodi delle serie tv, si trasformano così in amici fedeli che ci tengono compagnia ogni giorno e ci restituiscono la parvenza di una quotidianità ormai perduta. Esaminando gli avvenimenti possiamo trovare diverse analogie tra il Decameron e la tragedia che stiamo affrontando. 

Infatti entrambe le malattie sono partite dalla Cina! Inoltre, proprio come durante l’epoca di Boccaccio, gli uomini hanno sottovalutato la gravità della situazione seppure il problema fosse più grande di quanto sembrasse in principio. L’unica differenza è che essi hanno avuto l’esempio della storia del Decameron ma, nonostante le avvertenze e restrizioni, continuano ad ignorare il problema. Così come nel 1348 giravano le fake news, infatti si perseguitavano gli ebrei credendoli colpevoli della malattia, anche ciò succede con le persone orientali.

Nell’ambito scolastico la  professoressa Laura Tagliaferri ha ideato  la #decameronchallenge in modo da coinvolgere gli studenti durante le giornate di chiusura della scuola. Nella chat della classe, afferma, “ogni giorno io lancio il tema vero della giornata del Decameron; oggi per esempio è quella degli amori e lieto fine. Racconto prima la novella vera della giornata di Giovanni Boccaccio e lascio poi agli studenti la possibilità di inventare una storia per ciascuno su quel tema. Il passo successivo è condividerla tramite messaggio vocale”. La migliore della giornata sarà premiata con una nota positiva.

 Il Decameron ci fa dunque comprendere che quando si è di fronte alla possibilità di morire si diventa più attaccati alla vita ed alla preghiera. Infatti questa esperienza ci insegnerà a non sottovalutare più la vita, imparando a darle il valore che merita. In questi  periodi possiamo davvero capire chi c’è e chi finge di esserci.

Al termine di questa quarantena riusciremo a guardare il mondo con occhi diversi e nel mentre impareremo a dare valore al nostro tempo come Boccaccio ci ha insegnato all’interno della sua opera. 

Queste sono alcuni frasi del Decameron che rispecchiano completamente la situazione d’oggi:

«Non valendo alcun senno né umano provvedimento»

«Purgata la città da oficiali sopra ciò ordinati, e vietato l’entrarvi dentro a ciascuno infermo»

«A cura delle quali infermità né consiglio di medico, né virtù di medicina alcuna, pareva che valesse o facesse profitto»

«E tutti quasi, ad un fine tiravano assai crudele: ciò era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose»

«Altri affermavano il bere assai e il godere, e l’andar cantando attorno e sollazzando, e il sodisfare d’ogni cosa allo appetito che si potesse, e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi, esser medicina certissima a tanto male».

«Andavano attorno, portando nelle mani chi fiori, chi erbe odorifere, e chi diverse maniere di spezierie, quella al naso ponendosi spesso»

Flavia Crisci e Fabiana Cutarelli 2Q Classico Cambridge 2.0

Liceo G.B Vico Napoli