Da Filippo Magnini a Sun Yang: storie di doping

Filippo Magnini e Sun Yang, due nuotatori di fama mondiale vengono accusati di doping e di conseguenza squalificati rispettivamente nel 2019 e nel 2020. La loro storia, che apparentemente sembrerebbe simile, ha, invece, dei risvolti molto diversi.

Facendo un passo indietro, cosa intendiamo per doping? Con il termine doping si intende l’uso di sostanze o medicinali con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni di un atleta. Deriva dall’inglese “dope” termine che indicava una mistura di vino e tè bevuta regolarmente dagli schiavi americani per rimanere attivi e lavorare. Oggi viene spesso usato in numerosi sport tra cui il nuoto: la competizione diventa di vitale importanza per gli atleti professionisti, i quali sono portati a fare uso di tali sostanze noncuranti delle pesanti conseguenze che ciò potrebbe portare per la loro carriera e per la loro salute. Queste sostanze come anabolizzanti, ormoni peptidici e stimolanti possono aumentare la forza muscolare e la resistenza di un atleta ai grandi carichi degli allenamenti ma allo stesso tempo una loro eccessiva concentrazione nell’organismo potrebbe provocare pesanti conseguenze e danni alla salute dell’atleta stesso nell’immediato e soprattutto a lungo termine. Insulina, testosterone e ormone della crescita sono quelli più usati; tra le principali complicanze che possono causare troviamo irsutismo, riduzione della fertilità e malattie cardiovascolari.

Il regolamento è chiaro e severo riguardo all’uso di sostanze dopanti: l’articolo 2.2 del codice dell’agenzia mondiale antidoping dice testualmente “il successo o il fallimento dell’uso di una sostanza vietata o di un metodo proibito non costituiscono un elemento essenziale; è sufficiente, infatti, che la sostanza vietata o il metodo proibito siano stati usati o si sia tentato di usarli per integrare una violazione delle NSA (norme sportive antidoping)”.

Filippo Magnini, nuotatore italiano classe 1982, migliore stileliberista italiano di sempre nelle distanze corte e due volte campione mondiale dei 100 metri stile libero nel 2005 e nel 2007. Si ritira dalle competizioni nel 2017 e nell’anno seguente, precisamente il 6 novembre 2018, viene condannato a quattro anni di squalifica per aver violato l’articolo 2.2 del codice dell’agenzia mondiale antidoping. Il 27 febbraio del 2020 il TAS, tribunale arbitrale dello sport, ha accolto integralmente il ricorso proposto da Magnini, annullando le sentenze del TNA (tribunale nazionale antidoping), revocando la sanzione disciplinare. Magnini viene quindi completamente prosciolto.

Sun Yang, nuotatore cinese classe 1991, specializzato nelle medie e lunghe distanze dello stile libero e tre volte oro olimpico nel 2012 e nel 2016. Come avviene per tutti gli atleti professionisti, l’agenzia antidoping lo sottopone ad un controllo a sorpresa attraverso prelievi ematici ed urinari. Sun Yang, però, ordina alle proprie guardie del corpo di distruggere tali provette che non possono quindi essere analizzate. A gennaio 2019 la FINA (federazione internazionale nuoto agonistico) apre un’inchiesta che si conclude con l’assoluzione di Sun Yang per la mancata violazione delle norme antidoping. Successivamente l’agenzia mondiale antidoping ricorre al TAS chiedendo la squalifica dell’atleta. Il 28 febbraio 2020 il TAS accoglie il ricorso e infligge una squalifica di otto anni. Tale provvedimento non è retroattivo, motivo per cui non verranno ritirate le medaglie e i titoli a Sun Yang.

Queste due storie ci insegnano che l’ambizione spesso ci porta a compiere scelte sbagliate, a mettere a rischio la salute e la carriera. Ci insegnano che non sempre quello che vediamo e per cui ci accusano è reale e se ciò dovesse accadere, come Filippo Magnini, non dovremmo mai smettere di lottare per la verità.

La vittoria ricompensa gli innumerevoli sacrifici compiuti ma quale prezzo siamo disposti a pagare per arrivare al gradino più alto del podio?

Brega 3D