CORONAVIRUS E AMBIENTE: DUE FACCE

L’emergenza del Covid-19 e quella climatica sono le crisi principali di questi giorni; eppure, nonostante la gravità dei problemi da essi causati, non sono affrontate con la stessa preoccupazione. Infatti, la prima è sulla bocca di tutti, scatenando reazioni immediate sia da parte del governo sia da parte dei cittadini; la seconda, invece, malgrado sia un problema che si manifesta da molto più tempo, è sottovalutata da molti.
L’uomo, per affrontare il virus, ha mostrato una grande capacità di agire tempestivamente, costruendo in poco tempo ospedali, distribuendo materiale sanitario e compiendo azioni benefiche. Invece, chi studia il cambiamento climatico non può fare a meno di notare la differenza di atteggiamento rispetto alla minaccia del riscaldamento globale, molto più pericolosa di questo virus. Infatti, è una minaccia certa e progressiva e che non si ferma, anzi aumenta di intensità, così come aumentano le sue conseguenze; mentre il virus forse un giorno passerà, le temperature non torneranno indietro e con loro anche le terribili devastazioni che portano con sé.
Le persone comprano mascherine, pregano e piangono per il coronavirus, ma non per il cambiamento climatico; questo accade perché quest’ultimo non è percepito come una minaccia diretta alla propria vita, qualcosa che potrebbe attaccare il corpo umano nel giro di poche ore e giorni. Purtroppo, questa percezione è sbagliata, poiché il cambiamento climatico sta già agendo ora sulle nostre vite, ha già provocato tantissimi morti, tra cui molti che non conteggiamo neppure, perché si muore magari di polmonite, non di ondata di calore, ma un’ondata di calore può colpire e aggravare chi già è malato ed essere la causa della morte. La cosa più grave, però, che questa percezione distorta accomuna anche i politici, che non sono attenti al problema, dal momento che credono che il pericolo non si manifesterà durante il loro mandato.

Quindi ciò che si dovrebbe fare è far emergere il legame fra realtà, fenomeni locali e cambiamento climatico, affinché, una volta percepita la reale minaccia, tutti inizino a fare qualcosa, compresi gli Stati. Uno dei modi per comprende la nostra influenza sul clima è il calcolo dell’impronta ecologica. Questo è un utile indicatore di sostenibilità che rappresenta l’area di superficie naturale produttiva necessaria ad ogni individuo per sostenere i consumi e per assorbirne i rifiuti. L’impronta ecologica mette in relazione diversi modi di vivere con la quantità di natura necessaria per sopravvivere. Esistono sei categorie su cui si basa il calcolo dell’impronta ecologica:
– l’energia, la superficie di foreste necessaria per assorbire l’anidride carbonica prodotta a seguito dell’utilizzo di combustibili fossili;
– l’agricoltura, la superficie utilizzata per la produzione di alimenti e altri beni; – l’allenamento, la superficie necessaria per il pascolo e quindi per produrre carne latticini lana pellame;
– la produzione di legname, le foreste; – insediamenti abitativi per esempio impianti industriali, servizi, strade, ferrovie; – la pesca, risorse ittiche.
Inoltre, anche l’impronta ecologica può essere suddivida in due tipi: l’impronta del carbonio e l’impronta idrica. La prima corrisponde alle quantità di gas ad effetto serra emessi in atmosfera durante le attività umane. Nel calcolo dell’impronta di carbonio vengono inserite le emissioni di tutti i gas a effetto serra che vengono convertite in tonnellate di anidride carbonica equivalente. L’utilizzo di questo
indicatore è particolarmente importante per il suo legame con i cambiamenti climatici e le problematiche connesse.
Invece, l’impronta idrica è la quantità di acqua consumata da un individuo, un insieme di persone o un’industria per produrre beni e servizi. Essa di divide in due gruppi: interna, che stima il volume delle risorse idriche interne ad un paese, usato per produrre beni e servizi consumati, esterna, che stima il consumo di acqua effettuato in altre nazioni per produrre beni e servizi che vengono consumati in un altro paese.
I risultati dell’impronta ecologica mondiale mostrano che stiamo consumando più risorse di quante ne abbiamo a disposizione e che stiamo, quindi, danneggiando il futuro delle prossime generazioni.

L’Over shoot day rappresenta il giorno dell’esaurimento delle risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno e per l’Italia questo è accaduto il 15 Maggio 2019, due mesi e mezzo prima di quello dell’intero pianeta. Ad influire maggiormente sul nostro debito con il pianeta sono i trasporti e la produzione industriale, che portano ad un grande consumo di energia, acqua, terreni e foreste.

Flavia Crisci

Fabiana Cutarelli

Elisabetta Rossi

2 Q Liceo classico G.B. Vico – Napoli