L’otto marzo, la mia ricorrenza

L’otto marzo, la giornata internazionale della donna, è la ricorrenza a cui tengo di più. Non per dei ricordi legati ad essa, ma perché ho finalmente capito cosa davvero significhi.

Quando ero piccola non ne capivo il reale valore, molte volte capitava che chiedessi a mia madre come mai non esistesse una giornata per gli uomini. Lei non mi ha mai veramente risposto, forse aspettava che lo comprendessi da sola.

Mi capitava di ascoltare il telegiornale e sentir pronunciare la parola “femminicidio” e anche in quel caso non riuscivo a capire il motivo che spinge un uomo a uccidere la propria moglie, ex fidanzata o compagna.

Ora che sono cresciuta, comprendo. Grazie anche alla scuola, che organizza progetti e incontri con chi ha vissuto abusi sulla propria pelle, alle storie che ogni tanto si sentono in tv, ma soprattutto anche grazie al web. Su internet ci sono molti siti attraverso cui informarsi in merito e ne ho consultati un paio qualche anno fa. Mi sono molto affezionata alla causa, più che altro perché quando ne sento parlare mi ribollisce il sangue nelle vene. Mi arrabbio. Perché? Non lo so. Forse è perché quando sento dell’ennesimo caso, dell’ennesima vittima, è come se avessi perso una mia battaglia. Spero sempre in un cambiamento da parte degli uomini che considerano la donna un oggetto, un qualcosa che non ha una vita propria, ma che dipende unicamente da loro. Purtroppo però, non vedo cambiamenti.

I femminicidi sono i casi più gravi, ma esistono anche situazioni di tutti i giorni in cui una donna non si sente rispettata. Personalmente, mi è successo un paio di volte.

Ero alla fermata dell’autobus, ad aspettare che mia nonna mi venisse a prendere. A un certo punto, passa un camion dalla corsia opposta della strada e vedo che il camionista mi guarda e fischia. Avrà avuto circa una cinquantina d’anni. Il tutto in pochi secondi. In quel momento mi sono guardata, non ero vestita benissimo, avevo solo un paio di jeans e una maglia. Ho alzato gli occhi al cielo, pensando a quanto quell’uomo potesse essere senza cervello. Pochi minuti dopo però, è successo di nuovo. Tre uomini, in un furgone bianco, hanno abbassato il finestrino, mi hanno guardata e hanno fischiato. Volevo scomparire in quel momento, allo stesso tempo però avrei voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di cancellare quanto successo poco prima. Un secondo episodio è accaduto l’anno scorso, in piena estate. Quel giorno stavo andando al campo da calcio del mio paese, per organizzare con altri ragazzi dei giochi da fare per il Grest. Ovviamente ero in pantaloncini corti da ginnastica, visto il caldo afoso. Sono dovuta passare davanti alla gelateria e c’erano alcuni ragazzi, questa volta di pochi anni più grandi di me. Come accaduto in precedenza, mi hanno fissata e poi uno di loro mi ha gridato un “Ciao bellissima”. Ho fatto finta di niente e ho aumentato il passo fino a girare l’angolo. In quel momento mi sono accorta che avevo trattenuto il fiato e ho lasciato andare un sospiro.

Queste persone non si rendono conto di quanto questi comportamenti siano fastidiosi, non sono complimenti i loro, sono delle bruttissime battute, forse semplicemente molestie.

La festa della donna dovrebbe ricordare a tutti che le donne sono importanti, sono forti e non vanno sottovalutate. Siamo uguali a qualsiasi uomo, non vedo il motivo per cui qualcuno dovrebbe schernirle come alcuni fanno.

Ricordo di aver visto un’intervista su youtube (qui il link) che mi ha commosso, mi ha fatto riflettere su quanto la nostra società sia sbagliata. È stata fatta a una donna italiana di origini indiane, sposata attraverso un matrimonio combinato. Si chiama Parvinder, meglio conosciuta come Pinky Aulakh. Il marito cominciò a trattarla male quando lei partorì una figlia femmina, perché il primogenito sarebbe dovuto essere un maschio. Dopo l’ennesima lite però, lui la ricoprì di benzina e le diede fuoco. Come se fosse una cosa da nulla, come se fosse un oggetto o addirittura spazzatura.

Sono una donna e voglio vivere in una società dove per fare carriera non devo fare il doppio della fatica che fanno gli uomini, per poi vedere il mio stipendio più basso di quello del mio collega.

La festa della donna deve ricordare questo, deve aiutare le donne a non mollare mai anche se si sentono dire che sono femmine e non ce la potranno mai fare.

Un giorno voglio vedere questa giornata sparire dal calendario, vorrà dire che ce l’avremmo fatta e che tutte le donne saranno esattamente uguali agli uomini.

Longo Cloe 2d