Time-out in the world

Sono passati esattamente due mesi da quando la paura per questo terribile nemico, che ci angoscia e a cui pensiamo giorno e notte, è oggetto delle nostre preoccupazioni, dialoghi e relazioni. Ricordo il terrore e l’incertezza che regnava in classe poco prima del lockdown. Io e i miei compagni sapevamo ben poco del virus, cercavamo di capirne di più attraverso l’aiuto dei professori e le riflessioni sulla pandemia. Ogni disciplina ha dato il suo contributo orientandoci in una maggiore consapevolezza: ci siamo soffermati sulla natura del virus in scienze, ci siamo documentati sul significato della parola “pandemia”, abbiamo dato uno sguardo al passato soffermandoci sulle epidemie che hanno flagellato il nostro paese nei tempi addietro. Ma il nostro interrogativo costante era sempre lo stesso: si troverà una cura efficace?  Poi la chiusura totale così come totale è stato lo smarrimento che abbiamo provato. Sono passati più di sessanta giorni da allora e adesso mi fermo a riflettere e a pensare come la mia vita e le mie abitudini siano cambiate.

Da due mesi siamo chiusi in casa, nessuna relazione con l’esterno, papà non lavora, esce solo per la spesa settimanale, munito di protezioni. Inizio la giornata con la didattica a distanza e le video-lezioni, che mi permettono di mantenere una relazione seppur virtuale con i miei compagni e con i miei professori. Anche se distanti fisicamente, l’appuntamento online ci fa sentire vicini, è come se accendendo il pc si aprisse una finestra su orizzonti positivi che nutrono la speranza di uscirne presto fuori.  Alle 12.45, anche se non suona alcuna campanella, le lezioni terminano e allora si pranza, poi studio e approfondisco. Nel tardo pomeriggio insieme alla mia famiglia dedico un po’ di tempo allo sport domestico per non rimanere inattivi e verso sera con le mie sorelle inizio a liberare la creatività dipingendo e cucendo mascherine per occupare il tempo in modo produttivo. L’unico mezzo che abbiamo per tenerci in contatto con i nostri parenti è la videochiamata.  Poi arriva la sera e a letto mi fermo a riflettere sulle vecchie abitudini, tutto ciò che prima sembrava normale ora sembra così strano…Mi manca il pranzo della domenica con la nonna, i pigiama party a casa sua insieme alle mie cugine in cui ci raccontava della sua infanzia, il sabato sera con gli amici in pizzeria , la scuola, la mia classe, il mio banco, la ricreazione, gli abbracci e le strette di mano.

Vivo questo periodo come una pausa, come se tutto fosse in sospeso, e rifletto sull’importanza di ogni ora, minuto, secondo; do più valore ad ogni momento trascorso e dedico più attenzione ad ogni gesto. Sono certa che andrà tutto bene e che alla fine, anche se purtroppo forse non tutti ne usciremo migliori, avremo comunque di certo acquisito importanti consapevolezze che finora non abbiamo mai avuto.

Ilaria Plutino III Cs.a.

Liceo scientifico “A.Volta