I giovani al tempo del Coronavirus

di Ludovico Carpaneto, II B

L’anno 2020 ha riservato un risveglio che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Era passato meno di un mese dall’inizio del nuovo anno quando i notiziari hanno aperto le loro edizioni con l’annuncio che anche in Italia si era diffuso il contagio da Coronavirus. https://www.repubblica.it/cronaca/2020/01/30/news/coronavirus_ecco_le_immagini_del_virus-247182099/

In breve tempo la normalità dei giorni precedenti è scomparsa ed è stata sostituita da un’altra abitudine: l’ascolto delle giornaliere notizie di contagi, decessi, provvedimenti ed appelli al distanziamento sociale. https://www.youtube.com/watch?v=O3kMlCKzvK8
Da quel giorno sono cambiate altre consuetudini, come lo svegliarsi presto alla mattina per recarsi a scuola, l’affollamento sui mezzi pubblici ed il traffico intenso.
Il risveglio si è posticipato di almeno un’ora, le strade sono diventate deserte e la circolazione delle vetture si è ridotta al minimo. E così Genova https://smart.comune.genova.it/ è diventata irriconoscibile. Piazza De Ferrari, con tutto il suo centro economico – sociale, si è trasformata in zona desolata e monotona, un po’ come questa nuova vita all’interno delle case.
I luoghi della vita casalinga si sono trasformati nel naturale rifugio dei giovani, così poco abituati a trascorrere lunghe ore tra le mura domestiche, assumendo il nuovo ruolo di centro della loro socialità.
Hanno dovuto adattarsi ad un nuovo modo di rapportarsi con i propri insegnanti attraverso lezioni seguite non più seduti dietro ad un banco, bensì ad uno schermo di un computer o di un cellulare, con gli amici ed i familiari mediante video chiamate, con lo sport grazie ad improvvisati esercizi fisici, con il tanto tempo libero attraverso la ricerca di una buona lettura.

La ”distanza sociale” di almeno un metro, l’uso di mascherine, di guanti e di gel disinfettanti sono le nuove parole ed il nuovo comportamento con cui i giovani hanno dovuto convivere al fine di provare a porre un freno al veloce dilagare della pandemia.
Ed è così che la misura restrittiva imposta dal Governo http://www.governo.it/ è stata accolta con diligenza dai giovani, che hanno rispettato le regole a tutela non tanto di sé stessi, bensì delle persone più deboli.
Questo è l’insegnamento che i ragazzi hanno offerto alla collettività, nello spirito di proteggere gli anziani.
Secondo lo studio della Psicologa Francesca Cavallini, docente di Psicologia Clinica dell’Università di Parma https://www.unipr.it/, effettuato su un campione di trenta studenti d’età comprese tra i 15 e i 18 anni, di ambo i sessi, appassionati di social, con poca voglia di studiare e idee confuse sul futuro, alla domanda di quale fosse il loro timore ai tempi del coronavirus hanno risposto testualmente: “Ho paura per la nonna e per il nonno, ma il resto ok”.
Questo consente di poter affermare che dietro ad ogni adolescente di oggi, con i suoi tanti comportamenti esibiti ed apparentemente sfrontati, si nasconde un mare di dolcezza e generosità più grande di quanto si possa frettolosamente pensare.