I limiti della didattica a distanza

Di Francesco Ricci

La didattica a distanza ha rappresentato uno degli aspetti piú dibattuti in questi tre mesi: da quando la scuola ė stata sospesa per contenere la diffusione del contagio da COVID 19 nel nostro paese, gli studenti ( e non solo) hanno dovuto affrontare una nuova sfida: la didattica a distanza appunto.

Se da un lato le opportunità offerte dalla DAD sono indubbiamente preziose e hanno rappresentato un sostegno notevole al proseguimento dell’insegnamento, dall’altro, come era naturale aspettarsi in una sperimentazione, sono emersi dubbi, limiti e criticità.

L’Unione Studenti della Lombardia (U.S.L.) aveva effettuato, a distanza di due settimane dall’introduzione della DAD, un sondaggio  tra 9060 studenti dal quale emergeva che ben il 40,8% riscontrava difficoltá nel gestire la didattica a distanza.

Le difficoltà riguardavano e riguardano ancora adesso diversi aspetti e non solo gli  studenti: l’organizzazione familiare per Barbara, 53 anni, di Genova, mamma di due studentesse,  è assai complessa: “devo svolgere il mio lavoro in smart working, ho il pc aziendale , e nel frattempo aiutare mia figlia di 13 anni , soprattutto all’inizio non aveva dimestichezza con la tecnologia e ogni giorno dovevamo scaricare programmi , app o schede di lavoro,ma ho anche una figlia di 22 anni che fa l’università e vive col computer acceso, adesso devono dividerselo”.Altro aspetto  riguarda il carico di lavoro mal distribuito ed eccessivo, il materiale scolastico dislocato su diverse piattaforme , gli insegnanti hanno usato troppe applicazioni:” Il tempo che perdo a raccogliere il materiale didattico, stampare e capire come muovermi è piu del tempo che dedico allo studio, quando poi apro la sezione didattica del registro eletronico mi prende l’ ansia.” Queste sono le parole di Elisa, 16 anni studentessa di un liceo genovese. A ciò si aggiunge che non pochi docenti mancano di adeguata formazione a riguardo , che molti studenti hanno dispositivi non idonei a supportare le applicazioni, ci sono studenti che non dispongono di stampante a casa o comunque non erano preparati a tale situazione: Susanna, mamma di Giorgio, 8 anni, alunno del Deledda International di Genova ci dice: ” sono avvocato cosi come mio marito, ho trasferito l’ufficio a casa, computer e stampanti,  e ho impiegato una decina di giorni a rendere quasi autonomo il bambino, io e mio marito ci stiamo alternando nel lavoro per aiutarlo, è un secondo lavoro,siamo soli e la casa é piccola, conciliare tutto è difficile”.

Non irrilevante è l’aspetto umano, ci sono cose che non si possono informatizzare, ce lo dice Edoardo A. ,professore di Scienze Motorie in una scuola media di Napoli:”Non tutto può passare per il computer, il rapporto umano, l ‘empatia, alcuni comportamenti possono essere fraintesi, ci sono studenti in classe che chiudono la telecamera perche magari si vergognano di far vedere dove abitano. Spero di ritornare presto alla didattica tradizionale”.

Non dimentichiamoci I ragazzi c.he sono affetti da disturbi dell’ attenzione:l AID (associazione italiana dislessia) in un una nota , che sintetizzo, scrive che è vero che questi studenti hanno una certa dimestichezza con le tecnologie ma resta la difficolta a gestire il materiale e ad organizzare tutti gli input ricevuti , ciò crea notevole disorientamento, così come risulta loro difficile stare in ascolto tante ore davanti al computer. Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di caricare audio o video per poterli riascoltare e gestirli in autonomia. 

Il presidente del CERMIT ( Centro di Ricerca  nell’Educazione ai Media , all’Innovazione e alla Tecnologia) espone la sua opinione:”mettere a disposizione , prima delle lezioni, indicazioni di lavoroe ricorrere alla comunicazione sincrona per chiarire dubbi e discutere problemi”

Per concludere, forse si è data troppa importanza al proseguimento e al completamento dei programmi scolastici, la paura di non terminarli ha preso il sopravvento, sono passati in secondo piano gli aspetti umani di questa situazione e tal proposito si esprimeva cosi il MIUR sin dall’inizio (nota 388 del 17/03/20):”mantenere viva la comunita di classe, combattere il rischio di isolamento….la scuola è un collante sociale e deve esserlo in questo momento in cui non si è vicini”