INSIEME CONTRO LA MAFIA


A pochi giorni dall’anniversario della morte, per mano dei mafiosi, di Giuseppe Impastato, è doveroso ricordarne le lotte fatte nella sua, seppur breve, vita. Giuseppe, detto Peppino, era innanzitutto un attivista e giornalista, nato a Cinisi nel gennaio del ‘48, noto soprattutto per le sue denunce continue verso la famiglia malvivente dei Casa Nostra. Bisogna dire però, che questo grande esempio di antifascismo, faceva parte di una famiglia mafiosa, infatti il padre era un noto fascista, e molti dei suoi parenti erano capomafia di Palermo. Viste le nette differenze di principi col padre, ne chiuse da molto giovane i rapporti, per poi impegnarsi nella vita politica. Nel 1965 fondò il giornalino “L’idea socialista”, e nel 1977 poi, fondò la famosa “Radio Aut”, in cui denunciava tutti i crimini e i giri di droga, sia a Cinisi che a Terrasini, commessi dal capomafia Gaetano Badalamenti. Fu anche candidato, stesso nell’anno in cui fu brutalmente ucciso, il ‘78, alla Democrazia Proletaria. Il suo omicidio fu inscenato come un suicidio, scrivendo una finta lettera d’addio e lasciando il corpo sui binari di un treno; nonostante la gravità della situazione, il suo caso fu preso si può dire “un po’ alla leggera”, proprio perché in quei giorni ci fu anche l’assassinio del politico Aldo Moro, molto più conosciuto al tempo, (e ancora oggi). Per fortuna però, grazie all’investigazione da parte del fratello di Peppino, Giovanni e la madre Felicia Bartolotta, venne individuato il colpevole: Gaetano Badalamenti, il quale, nel frattempo era stato già condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga a New York. Tuttavia il caso fu aperto e archiviato molteplice volte nel corso degli anni; infatti, solo nel 2002 il capo mafioso fu considerato realmente colpevole dell’assassinio di Giuseppe Impastato, e fu condannato all’ergastolo.

a cura di Anita Salvatore 3C classico Cambridge 2.0 – liceo G.B. Vico Napoli