Fiori che non appassiscono sul prato verde

CYBERSPAZIO – La Summer School di giornalismo non si ferma durante il COVID e tra i vari panel di discussione si è parlato anche di ambiente ed è stato intervistato il presidente dell’associazione Ambiente Mare Italia, Alessandro Botti, che è stato molto disponibile nel rispondere alle tante domande di noi ragazzi.  Da tre mesi abbiamo posto come problema centrale quello della pandemia dimenticando le difficoltà che il nostro pianeta Terra sta già da tempo affrontando: una su tutte l’inquinamento. “L’inquinamento è alla base del COVID. Ce lo hanno detto moltissimi scienziati che questo virus, sia nella fase originaria sia nella fase di diffusione, è strettamente collegato all’uso maldestro che l’uomo fa dell’ambiente, perché si diffonde più facilmente collegandosi alle polveri sottili che le città inquinate ne sono invase” afferma il presidente. Sebbene il lockdown abbia diminuito l’utilizzo dei mezzi di trasporto, il rischio è che questi benefici siano stati solo temporanei.  

Dati Arpae del 31/12/2019 e del 08/04/2020
 

Come si nota dai dati messi a disposizione da ARPAE dell’Emilia Romagna, le polveri sottili (PM10) si sono ridotte sensibilmente durante il lockdown però, ora che tutte le attività umane sono ricominciate come prima, l’inquinamento dell’aria sta tornando ai livelli pre-Covid e in più l’inquinamento del suolo persiste, anzi, viene peggiorato con la produzione delle mascherine e dei guanti non biodegradabili e riciclabili, che non vengono smaltiti idoneamente e spesso le troviamo buttate a terra. Dunque, qual è il consiglio del presidente? ”Le mascherine sono assolutamente utili, ma si possono avere di materiali meno impattanti dal punto di vista ambientale e qui viene l’importanza della ricerca, l’importanza del consumo consapevole. Per esempio, io uso la mascherina di stoffa lavabile.” Nel caso ove ciò non fosse possibile, almeno cerchiamo di non gettarle per terra e smaltirle in modo corretto. 

Mascherine e guanti buttati per terra in un tratto di percorso inferiore a 500 metri
 
I pezzetti gialli sul prato non sono foglie secche bensì pezzi di cartone (foto del 03/07/2020)
 

Gli effetti del disastro ambientale che l’uomo sta creando cominciano a vedersi: si pensi alla plastica in mare, al surriscaldamento, alla deforestazione, all’innalzamento dei livelli di mare. Ma gli effetti che subiamo adesso sono nulla rispetto agli effetti che registreranno le generazioni future. L’anno scorso sono stato a Ecomondo, che è una fiera di iniziativa ecologica a Rimini. Vari scienziati che io ascoltavo dissero che l’Antropocene, che è l’era geologica in cui l’uomo sfrutta la natura, è ormai finita e sta iniziando l’era dell’estinzione del genere umano. Io non ci credo e non ci voglio credere: mi voglio impegnare per invertire la rotta. Questo COVID mi ha dato la sensazione che ho ragione io: che bastano due mesi per far tornare i caprioli in città, che bastano due mesi per far scomparire l’inquinamento in città. E allora impegniamoci tutti sempre di più, non stiamo a considerare se è troppo tardi. Possiamo sempre invertire la rotta”

Alla fine dell’intervento, il presidente invita tutti, in particolare noi giovani, ovvero la generazione del futuro a contribuire nel nostro piccolo: “Noi siamo ospiti di questo pianeta e non siamo padroni della natura, dell’ambiente. L’uomo, se si pone rispetto all’ambiente con l’atteggiamento di dominio e di utilizzo, ne paga le conseguenze per primo. Ripartiamo da un’economia green, ripartiamo dimostrando a noi stessi che abbiamo imparato la lezione e che non vogliamo ricaderci tra due, tre, sei anni con una pandemia magari più violenta”.

La Terra ha bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di lei: ci mette a disposizione una marea di risorse preziose, perché la dobbiamo rovinare? Un piccolo gesto oggi, un gran risultato domani. Insieme ce la possiamo fare.

 

Yi Ting Zhou – ITCS Salvemini