La struttura delle scuole dopo la quarantena

Dalla prima chiusura nazionale delle scuole, dichiarata in Cina lo scorso 21 febbraio, in poche settimane l’epidemia ha fatto sospendere le lezioni in gran parte del mondo, con un picco nel periodo tra il 26 marzo e il 26 aprile, quando oltre 180 paesi hanno costretto più di un miliardo e mezzo di studenti a casa. In Italia le scuole sono chiuse dal 4 marzo e da allora abbiamo imparato a familiarizzare con l’acronimo DAD per “didattica a distanza”, l’utile surrogato tecnologico che purtroppo ha fatto emergere gravi problemi di digital divide e di costanza nello studio. Oltre che in Francia, le scuole stanno riaprendo in molti paesi europei, pur se gradualmente e con molte limitazioni. I primi studenti a tornare in aula sono stati i danesi, il 15 aprile, gli ultimi saranno quelli italiani e spagnoli, per i quali la campanella suonerà solo a settembre. Proprio in questi giorni la ministra Lucia Azzolina, insieme al ministro Speranza e al Comitato tecnico-scientifico sta redigendo il protocollo di sicurezza per il rientro a scuola. Nella bozza di due settimane fa si leggevano proposte come quella degli ingressi contingentati delle classi ogni 15 minuti, bollate subito come inattuabili da molti dirigenti scolastici. Pochi giorni fa è uscita ,sul telegiornale, che le scuole verranno riaperte a settembre con le giuste misure di precauzione anti-covid-19. Ad ogni modo, là dove le scuole riaprono ci si comincia ad attrezzare per ridurre i rischi di trasmissione del virus. In Cina, una maestra della provincia di Hangzhou, dove le scuole hanno riaperto a fine aprile, ha fatto costruire agli alunni dei vivaci cappelli con “ali” lunghe un metro, realizzati con palloncini, bastoncini di legno, cartone e persino cipolle verdi. Gli studenti verranno divisi in classi con i banchi ad un metro di distanza l’uno dall’altro; a ricreazione bisogna indossare la mascherina e non avere contatto fisico.

Valerio Di Nicola