Una casa blu

Il nostro corpo è fatto del 70% d’ acqua e con la stessa percentuale si può indicare la presenza della medesima sulla Terra. Questa meravigliosa molecola misteriosa costituisce le fondamenta della vita, eppure non sembriamo dare così tanto valore al cosiddetto oro blu. Infatti solo nel mediterraneo ogni anno finiscono 570 mila tonnellate di plastica : 8 milioni di tonnellate annue in tutto il mondo. Queste non solo soffocano il grande polmone blu che è l’oceano, capace di assorbire il 30% dell’anidride carbonica, ma contaminano anche migliaia di esseri viventi, rendendo spesso alcune zone, come nel Mar Baltico e nel Golfo del Messico, inabitabili. Il rischio che corriamo oggi è quello di ritrovarci, entro il 2050, con più micro plastiche che pesci: come possiamo evitare che il mare si trasformi in un cocktail mortale?
Innanzitutto è necessario iniziare a cambiare le nostre abitudini quotidiane, tentando di diminuire l’utilizzo di prodotti “usa e getta”, che contengono, anche se provvisti del magico prefisso “bio” sostanze non compostabili ed evitare il consumo di pesce e frutti di mare; il 32% degli stock di pesca sono infatti sfruttati oltre il limite e provocano effetti sugli ecosistemi marini devastanti.
D’altra parte il problema dell’inquinamento oceanico non è risolvibile a livello individuale, né regionale o nazionale. La questione è globale e deve considerare, oltre alla produzione di micro plastiche, anche i possibili disastri petroliferi causati da eventuali trivellazioni. Numerose sono le banche e le compagnie che finanziano aziende di combustibili fossili (Chase bank, Blackrock, Exxon, etc…), contribuendo così all’inquinamento terrestre.
Per ridurre la contaminazione odierna e l’impatto che essa ha sugli abitanti degli oceani bisogna dunque fare un primo passo come cittadini e consumatori, ma appare evidente l’urgenza di convincere gli Stati così come multinazionali, fondi d’investimento e gestori di patrimoni ad assumersi un impegno etico e ambientale con l’obbiettivo di salvare la casa dei nostri amici squamati, che del resto è anche la nostra.
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze