Il lupo – Racconto

Il lupo è cattivo, il lupo è incontrollabile, il lupo è un mostro.

Dicono che giri per il paese nelle notti di luna piena, notti nelle quali i genitori rinchiudono i bambini a casa sottochiave e loro inforcano un fucile da caccia guardando dallo spiraglio della porta, mentre il lupo sulla collina di fronte ulula agli astri la sua maledizione.
Un attimo dopo gli occhi gli diventano rossi e solo allora diviene pericoloso, attaccando chiunque gli sia vicino. Ma questo i paesani non lo sanno.

Forse se lo sapessero proverebbero a ucciderlo, non saprei, anche se sarebbe comunque del tutto inutile.

È impossibile ferirlo e fermarlo. Quando decide di attaccarti non puoi far altro che soccombere, com’è successo a quei quattro (che disgrazia) il mese scorso.
In queste notti terribili la radura è immersa nel silenzio, spezzato solo dagli ululati e da qualche bambino che strilla.

Tutti si tengono al sicuro, tutti si proteggono, tutti tranne Charlie.

Charlie non sa cosa accade in quel paesino sperduto, ci è arrivato per caso in una delle sue passeggiate. Stavolta però si è allontanato troppo da casa e non può far altro che rifugiarsi in un angolo del bosco di pini con la sua tenda giocattolo e la sua piccola torcia.
La notte sembra tranquilla per ora e lui si diverte a provare ad accendere il fuoco, così come gli ha insegnato suo padre.

Ride, gli sfuggono i bastoncini dalle mani e nel frattempo si chiede il perché di tutto quel silenzio.
Non sembrano esserci uccelli o altri animali in quel bosco e Charlie non riesce a capire il perché.
Ad un certo punto alza lo sguardo e sgrana gli occhi affascinato dalla bellezza della luna così grande e rotonda di fronte a lui che sembra davvero formaggio.
Un rumorino allo stomaco lo fa sorridere. Ha fame e, anche se le gambe gli fanno ancora male per la lunga camminata, decide di cercare qualcosa da mangiare.
Afferra la torcia e inizia ad incamminarsi senza notare l’ombra scura che è passata a tutta velocità accanto alla sua tenda per raggiungere la collinetta lì vicino e cominciare il suo rito che, come sapete, non ha mai un buon fine.

Charlie rabbrividisce quando in mezzo al bosco sente uno strano suono, attutito dai grandi pini e, se non sapesse che sono solo storie, direbbe che pareva un ululato.
Scuote la testa perché… dai, non è possibile, no?

Mica esistono i lupi mannari…

Cammina ancora, con l’erba alta che gli sfiora le caviglie scoperte e un vento gelido che lo fa rabbrividire.

Di colpo però sente una presenza dietro di lui che respira affannosa.

Cosa sarà mai?

Il lupo è cattivo, il lupo è incontrollabile, il lupo è un mostro.

Questo dicevano tutti nella radura. La notizia della morte di un ragazzino si è sparsa e ora tutti conoscono il lupo mannaro del paesino di Lorenzi.

“Che tragedia, dobbiamo fare qualcosa!” proclamarono i giornali della città vicina, poi però due giorni dopo già discutevano altrettanto animatamente sull’aumento del costo del pane del panificio di fronte.

I genitori del piccolo Charlie si sono trasferiti e nessuno li ha più visti, ma il lupo è rimasto e, se possibile, è ancora più aggressivo, tanto che una volta ha sfondato la porta di una casa, ci credete?

Peccato, mi dispiace proprio per la gente che ci abitava, che ha fatto davvero una brutta fine.

Il lupo è cattivo, il lupo è incontrollabile, il lupo è un mostro.

Sono passati tanti anni ormai e in quella cittadina non vive più nessuno tranne qualche anziano, ultimo superstite delle razzie del lupo.

Lui però continua a ripresentarsi ogni luna piena e nessuno si accorge (come potrebbe d’altronde?) delle lacrime nei suoi occhi rossastri.

Nessuno se ne sarebbe mai accorto, nessuno si sarebbe mai accorto del mio, volevo dire suo, grande dolore. Nessuno si sarebbe mai reso conto della maledizione che lo affliggeva dentro, non per davvero almeno, e sarebbe stata la fine per tutti, incapaci di salvarsi e di salvare.

Sarebbe, da fuori, sempre apparso come una bestia da braccare.

Il lupo è cattivo, il lupo è incontrollabile, il lupo è un mostro, ma, soprattutto, quel lupo, quel mostro sono io. E non c’è cosa peggiore di questa.

Sara La Torre / Liceo Classico Galileo di Firenze, classe 4B