Caro diario… – Racconto

 

Caro diario,
Sì, sono sempre io, quella specie di uragano che porta via tutto e contemporaneamente lo distrugge. Oggi sono qui per raccontarti come ho portato via la felicità alla mia migliore amica ,ora ti spiego.
Era una classica domenica calma e tranquilla, che alla fine però si è trasformata in caos, ma partiamo dall’inizio. Alice è la mia migliore amica, o per meglio dire ex. Ma è una ragazza un po’ stramba: penserai, in che senso? Bella domanda. Beh, strana, un po’ pazza, ma a me il suo comportamento ha sempre fatto uscire fuori di testa, in senso positivo, ovvio. Ha sempre il sorriso stampato in faccia, e un entusiasmo che ti porta via, riesce sempre a coinvolgerti in ogni piccola cosa che fa, ma questo purtroppo non lo potrò più provare… comunque, ora inizio a raccontarti, per davvero!
Allora… alice è sempre stata un po’ fuori dagli schemi, ma era bella, solare e intelligente, io invece non ero nulla di tutto ciò e proprio per questo motivo sono sempre stata un po’ invidiosa, ovviamente nulla di che ma comunque faceva un po’ male, ecco.
Un’altra cosa bellissima di Alice sono i suoi occhi marroni come una nocciola, che ogni volta che li guardavi ti ci perdevi dentro. Mi chiederai perché sto parlando al passato, allora…
Era una di quelle domeniche che vuoi fare delle cavolate, senza senso, ma le vuoi fare lo stesso, e questo accadeva di frequente con Alice, anche perché eravamo nella fase dell’adolescenza.
Decidemmo di prendere la macchina per andare a fare un giro, anche se nessuna delle due aveva la patente, ed entrambe non sapevamo guidare. Alice inizialmente non voleva, ed effettivamente aveva ragione. Iniziai a guidare io, incosciente di quello che stavo facendo. Poggiai il piede molto pesantemente sopra l’acceleratore, e la macchina partì, per qualche secondo riuscì a guidarla, ma poi persi il controllo, e… la macchina si ribaltò . Alice stava bene, ma non riusciva a vedere più nulla, io invece ero spiaccicata sotto la macchina, ma stavo bene.
Ci portarono in fretta e furia in ospedale: io mi ero rotta due costole, nulla di che, tempo due o tre settimane, e sarei guarita, ma Alice non vedeva più nulla. E giustamente dava la colpa a me…
Non mi voleva neanche ascoltare, non voleva neanche sentire il mio odore, era infuriata, e non ne aveva tutti i torti.
Da quel giorno siamo rimaste semplicemente amiche, e a ricordare tutto ciò mi vengono i brividi.
Non mi potrò mai più perdonare.
Gloria / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze