Rivoluzione – Racconto

Drinnnnnnn!
Si sentono tanti tonfi, tutti uguali, di tante porte diverse che si aprivano. Ed eccola.. la ricreazione!
Molto lentamente mi alzo dal posto in cui stavo seduto. Prendo la merenda, la mezza mela che mia mamma mi aveva gentilmente concesso. La mangiavo così lentamente che potevo sentire dentro la bocca ogni tipo di sapore posseduto da quel piccolo frutto. Mentre la mangiavo, guardavo i miei compagni di classe i quali non avevano una merenda, no.., avevano un vero e proprio pranzo.
Ma io dico, ma portarsi un piccolo snack, no?
Vabbè, questa giornata sarà noiosissima. Perché hanno inventato la scuola? Perché?
Nell’età della pietra i ragazzi non studiavano, non andavano a scuola, non si dovevano svegliare al suono di quella stupida sveglia, ogni mattina alle sette in punto! Dovevano fare tutto questo? NO! …ma quanto erano fortunati!
Programma di oggi: storia, Grammatica, Tecnologia, Geografia, Musica e Francese. Non ce la posso fare… Fortunatamente Storia e Grammatica sono, molto, ma molto lentamente, già passate.
Finalmente a casa chiusi gli occhi e non pensai più a nulla.
Quando li riaprii un pensiero mi illuminò la mente. Presi il telefono, andai nella chat della classe e scrissi:

“*LEGGETE ATTENTAMENTE*”
Io non ce la faccio più con questa scuola, troppi compiti, troppo da studiare, troppa ansia e toppa pressione!
Che ne dite se domani facciamo una specie di sciopero? Vestiamoci tutti di nero, prepariamo palloncini pieni di vernice e acqua, compriamo delle bombolette spray, facciamo dei cartelloni con su scritto “basta con questo inferno” e “meno compiti e meno studio”, compriamo i coriandoli, i professori non ci devono dire cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, da ora in poi SIAMO NOI A CAPO DELLA SCUOLA!
Gira questo messaggio alle altre classi e rispondi sì se anche tu ti vuoi ribellare.

Ecco la mia idea.

Ogni dieci secondi guardavo il telefono.. ma nulla, nessuno rispondeva.
E va beh, Io domani lo farò lo stesso.
Ecco che sento la canzone Lucy in the sky with diamonds dei Beatles, la mia sveglia. Ovviamente mi vesto di nero, preparo bombolette e palloncini, metto in cartella i coriandoli e olé… sono pronto!
Arrivo davanti alla porta della scuola, ero super elettrizzato, il venticello fresco che tirava mi aveva fatto venire i brividi, ero un po’ impaurito di quello che poteva succedere..
Aprii la porta, mi girai e vidi un mucchio di persone vestite da capo a piedi completamente di nero con gli zaini strazzeppi e in mano bombolette o palloncini. Diciamo che ero esterrefatto. Drinnnnnnn, ecco la campanella della prima ora. Feci un gran respiro, e dissi:
“Ok, ci siamo, non abbiamo molto tempo quindi non farò nessun discorso smielato o di incoraggiamento, ma vi dico solo che noi siamo i capi di noi stessi, oggi è il nostro giorno, niente più note, niente più voti, ma solo divertimento e svago. FATE CIO’ CHE VOLETE!”
Io e la mia classe salimmo su per le scale per andare in classe. Mi tremavano le gambe. Non potevo crederci… beh, a essere sincero fino a quel momento non ero mai stato così al centro dell’attenzione. Non ero proprio un personaggio fra i più popolari all’interno della scuola, ero sempre stato un po’ il fantasma nell’angolino dimenticato da tutti. Era tutto nuovo per me.
Beh, se non avete capito ora vi spiego meglio: oggi è un giorno speciale, dedicato unicamente a noi ragazzi. Oggi potremo fare ciò che vogliamo, giocare tutto il tempo, fare una battaglia con i palloncini pieni di acqua, rincorrerci per i corridoi, giocare a nascondino nelle classi, insomma una mattinata di puro divertimento, libertà e completo disinteresse per tutto ciò che di noioso la scuola ci propinava giorno dopo giorno.
Aprimmo la porta della classe, la professoressa era seduta alla cattedra. Era un po’ seccata, si vedeva. Ma sinceramente… chi se ne frega! Entrammo in classe correndo, ci tirammo i coriandoli addosso. La professoressa si alzò e iniziò ad urlare di smetterla, ma niente, noi non ci fermavamo.
Ad un certo punto vedemmo arrivare una massa di ragazzi con dei cartelli, ed alcuni alunni entrarono nella nostra classe urlando: “MENO COMPITI, PIÙ LIBERTÀ! MENO COMPITI, PIÙ LIBERTÀ!”
Dall’altra parte del corridoio si sentiva la voce di alcuni professori e professoresse che urlavano scioccati di farla finita.
Uscii dalla classe e andai al piano di sotto. Caos totale. C’era chi giocava a pallavolo in corridoio, chi si tirava i coriandoli addosso e chi stava travestendo con cappello e parrucca la statua della scuola.
Il gruppo che mi piaceva di più era quello dei ragazzi che giravano per la scuola con i cartelli e urlavano tutti frasi diverse ma sacrosante.
I professori, ormai senza speranze, si riunirono nella sala insegnanti a discutere delle conseguenze che questa “rivoluzione” avrebbe portato.
I professori però non sapevano che il peggio, oppure il meglio, dipende dai punti di vista, doveva ancora arrivare: la battaglia con i palloncini in giardino.
La nostra scuola è dotata di un giardino fantastico, immerso nel verde con tanti fiori, alberi e quando durante le belle giornate teniamo le finestre aperte si possono sentire gli uccellini cantare allegramente… Purtroppo tutto questo ben di Dio noi lo possiamo solo ammirare davanti dalla finestra… ma non oggi!
Cantando l’inno della scuola andammo tutti, ma proprio tutti, in giardino stracarichi di palloncini pieni di ogni cosa. Ci dividemmo in squadre, praticamente ogni squadra era formata dalla propria classe. Volarono palloncini di ogni colore, l’erba era diventata un arcobaleno di colori… noi stessi sembravamo un dipinto di Picasso.
Tornai a casa con un sorriso che andava da un occhio all’altro. Andai a letto esausto chiusi gli occhi e pensai a quanto quella giornata fosse stata sensazionale, i suoi segni sarebbero rimasti impressi nella mente di tutti.
Quella notte non sognai, il sogno lo avevo già vissuto!
Matilde / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze