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Recensione del libro “Opinioni di un clown” di Heinrich Böll

Opinioni di un clown è un romanzo di Heinrich Böll scritto nel 1963 e pubblicato in Italia nel 1965. Il protagonista è un giovane clown, del paese di Bonn, ridotto al lastrico, del quale assaporiamo tre ore di vita. Infatti, dopo un altro fallimento e un imprevisto infortunio, Hans Schier, il nostro protagonista, torna a casa e riflette sulla sua vita e sul significato artistico del suo lavoro. Diverse figure hanno segnato la vita di Hans, ma la più significativa è l’ex compagna Maria. Dopo cinque anni di relazione non ufficializzata, la donna decide di lasciarlo andando alla ricerca di una vita borghese e che segua i principi cattolici. Il giovane clown pensa molto a Maria e al suo amore per lei, ormai insufficiente per farla tornare. Nell’arco della serata Hans riceve anche una visita del padre, uomo milionario, per il quale prova un odio profondo per aver mandato a morire nella difesa antiaerea Flak la sorella minore Henriette. Durante tutto il colloquio con il padre, Hans è troppo occupato a far emergere l’ipocrisia del genitore da dimenticarsi il suo urgente bisogno di denaro, così il padre lascia il suo appartamento senza avergli dato nemmeno un soldo. Nel nucleo familiare di Hans compare anche il fratello Leo, studente di teologia in convento, con il quale avrà diverse conversazioni telefoniche. La serata del clown è solo uno sfondo, un pretesto per l’autore per esprimere una grande critica alla società post-guerra, alla chiesa, alla famiglia e all’ipocrisia. La figura del clown è simbolo dell’innocenza, di chi sotto una maschera nasconde un’anima profonda. Hans è un uomo tormentato, un pesce fuor d’acqua, un’anima troppo profonda per la superficialità che lo circonda: “Tutti sanno, cioè, che un clown dev’essere malinconico per essere un buon clown, ma che per lui la malinconia sia una faccenda maledettamente seria, fin lì non ci arrivano”. La maschera da clown che copre il volto di Hans è penetrante e lentamente annienta il suo lato umano. A forza di fingere Hans, guardandosi allo specchio, non si riconosce più.

Quello non era più un clown, era un morto che recitava la parte di un morto”. Con questi frasi malinconiche l’autore vuole trasmettere al lettore il dolore che prova il protagonista nel dover fingere la felicità, mentre la sua anima è avvolta dalla depressione. Il finale del libro lascia a intendere che Hans è ormai perduto e il suo spirito è ormai troppo distante dalla realtà che lo circonda.
In un mondo materialista e superficiale, il clown è l’unico vero volto tra tante maschere.


Eleonora Rimoldi