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Napoli. Governo non mantiene le promesse, operai Whirlpool scendono in strada

Lo stop della produzione Whirlpool, avvenuto il 31 ottobre scorso nella zona industriale di Napoli, non ha fermato i lavoratori che lo scorso 3 novembre sono scesi in strada a protestare, occupando la stazione di Napoli. I dipendenti della fabbrica napoletana chiedono che  il governo si impegni a mantenere le promesse fatte.

Ma facciamo un passo indietro. L’11 aprile scorso Gilles Morel, vicepresidente della multinazionale statunitense Whirlpool, aveva dichiarato: “l’impianto di Napoli, nonostante gli investimenti, non era sostenibile prima del Covid”, aggiungendo che “la pandemia ha aggravato la situazione” e, che per questo, la fabbrica di lavatrici avrebbe fermato la produzione a fine ottobre.

Durante il lockdown nazionale del 5 marzo,  la fabbrica era inizialmente rimasta aperta, segnale interpretato in modo positivo dai dipendenti. Tuttavia, dal 19 marzo era stata costretta a chiudere, come molte altre aziende e gli operai erano stati messi in cassa integrazione. Meno di un mese dopo l’azienda avrebbe voluto riportarli al lavoro, ma non era stato possibile perché mancavano le condizioni per garantirne la sicurezza.

Le cause delle agitazioni degli ultimi giorni, sono da ricercare nel tentativo di Whirlpool di trasferire lo stabilimento di Napoli, in Polonia e in Cina:nonostante gli impegni presi con il governo, Whirlpool ritiene che l’impianto di Napoli non sia più sostenibile.

Nella giornata del 3 novembre, gli operai si sono dati appuntamento davanti alla fabbrica e poi hanno deciso di muoversi in corteo sino alla stazione centrale, occupandone una parte e causando una serie di ritardi ai treni. In seguito, il corteo si è diretto al Centro Direzionale, dove si trova la sede del Consiglio Regionale e una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dall’assessore al Lavoro.

Gli operai hanno anche cercato di coinvolgere il premier Conte pensando che avesse più autorità; ma dopo aver parlato con l’amministratore delegato della Whirlpool, negli Stati Uniti, il Presidente del Consiglio ha potuto solo prendere atto della decisione dell’azienda di chiudere.

Adesso la speranza è che, dopo le proteste, si apra qualche spiraglio nelle trattive grazie ai contributi della Comunità Europea, che dovrebbero arrivare in Italia per favorire la ripresa economica post-Covid.

Ginevra Sabella, III C