Polonia, proteste contro le leggi antiabortiste

In una Polonia già profondamente toccata dall’attuale emergenza sanitaria si è da pochi giorni concretizzato uno scenario che vede le cittadine polacche quasi completamente private del diritto
all’aborto.
Essendo la Polonia storicamente un paese conservatore che affonda le sue radici in un
cattolicesimo radicale, con il compromesso del 1993, l’aborto è stato autorizzato esclusivamente in tre circostanze: in caso di pericolo per la salute della donna, in caso di stupro e in caso di malformazione del feto. Ed è stata proprio la legalità di quest’ultimo caso ad essere messa in discussione, rendendo quasi impossibile per le donne polacche abortire, essendo questa la causa maggioritaria delle interruzioni di gravidanza in Polonia.
Il partito ultraconservatore al governo “Diritto e Giustizia” (Pis), per anni, ha tentato invano di ridurre al minimo la possibilità di abortire legalmente, senza mai ottenere l’approvazione da parte dell’Alta Corte e della popolazione. Solamente nelle ultime settimane, il Pis è riuscito ad ottenere arbitrariamente il controllo della corte costituzionale, conseguendone una procedura d’infrazione con l’Unione Europea.
Questa manovra da parte del Governo ha provocato dei forti scontri che coinvolgono il
mondo politico e la chiesa cattolica, scatenando numerose manifestazioni e proteste da parte di migliaia di donne che, nel tentativo di far sentire la propria voce contro il provvedimento che lede un diritto fondamentale, scendono in piazza nonostante la precaria situazione sanitaria.
In risposta alle proteste, il governo ha reagito autoritariamente, fornendo dichiarazioni a
molti risultate sconcertanti e disponendo nelle piazze numerosi schieramenti dell’esercito militare. Spicca tra le dichiarazioni più accese l’affermazione di Jarosław Kaczyński, ex-ministro e sostenitore del Pis, che ha recentemente definito le manifestazioni come “un attacco al fine di distruggere la Polonia”.

Questa vicenda ha scosso fortemente l’opinione pubblica che ha etichettato la Polonia come “l’inferno per i diritti femminili” uno dei Paesi tra i più restrittivi al mondo in campo di interruzione di gravidanza.

Rosa Schiano Lomoriello e Zoe Lardaro (III C).