…in certe condizioni di luce

Ai ragazzi e alle ragazze…

“Scritto sul corpo c’è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce…”

Qual è la nostra relazione con il corpo? Abbiamo un corpo o siamo un corpo?

Certamente abbiamo un corpo non come abbiamo un tablet, un’automobile, una casa. Il nostro corpo ha a che fare con il nostro essere, con la nostra identità. Eppure, non semplicemente siamo un corpo: nel nostro corpo è iscritta un’altra profondità. Innanzitutto, siamo un corpo sessuato e questo carattere essenziale ci dice che siamo, solo entrando in relazione con l’altro. La differenza di genere è la differenza ontologica che si riverbera in tutte le altre: nasciamo portando, in noi e con noi, questa fondamentale traccia di desiderio dell’altro e di costante ricerca di reciprocità. All’Adamo della Genesi, nella pienezza del Paradiso terrestre, non bastavano tutte le meraviglie della natura incontaminata e divina: in tutta quella bellezza, Adamo si sentiva solo e, per questo, Dio volle fargli un aiuto che gli fosse simile.

Simile, non uguale. E, così, mentre il corpo dell’uomo viene, spesso, associato alla forza e alla dinamicità, quello della donna è considerato delicato e accogliente. L’anatomia della donna comprende uno spazio vuoto, necessario per accogliere la vita: il vuoto che si riempie del desiderio dell’altro, genera e nutre, cura e fa crescere. La presenza di questo vuoto e di questa possibilità di accoglienza di vita, rende la donna più forte di quanto molto spesso si creda, intuitiva e creativa perché profondamente legata al ciclo della vita e della morte. E non si tratta solo di generare biologicamente, si tratta della struttura autentica del suo corpo, ossia di una caratteristica sostanziale che diventa esistenziale.

Ecco perché “La signora in nero” sembra altro da ciò che la circonda. “Signora” è un termine che rimanda ai ruoli sociali comunemente richiesti alle donne e nelle quali esse tendono ad essere identificate in modo esclusivo: figlia, compagna, moglie, madre, lavoratrice. In tutti questi ruoli, spesso, il corpo viene considerato come accessorio, o semplicemente utile, oppure oggetto di desiderio e di piacere. Quasi mai come luogo privilegiato del divenire, condizione di comunicazione e sapienza antica e sempre nuova, espressione di forza e fantasia, vita creativa. La donna, così, perde la sua capacità di guardarsi attraverso i suoi occhi e rinuncia alla sua natura autentica e poliedrica. Oppure è costretta a rinunciarvi. E finisce per considerare sé stessa esclusivamente “Con gli occhi di un uomo”, esperienza che, nel migliore dei casi, è limitante e nel peggiore, è oggettivante, fino a diventare violenta e muta.

Con la perdita di sé stessa, della sua natura autentica, cosa resta alla bella “Signora”? “Quel che resta” è un corpo spezzato, lacerato, forma senza sostanza, fantoccio che recita goffamente una parte: la sensualità diventa grigia, triste e “Sola”, il desiderio si spegne nella “Noia” e diventa “Invidia”: gli occhi brillano non per un guizzo originale, bensì sullo sfondo di una frustrazione rossa di rabbia e paura. Fino a diventare “Sconosciuta” a sé stessa. La relazione fondamentale con la propria storia e con il proprio corpo diventa liquida, come l’azzurro freddo che avvolge il corpo non più giovane. La signora, saccheggiata e derubata, resta senza freschezza né grazia, senza occhi né mani. Il ventre è ripiegato e stanco, non più capace di aprirsi alla vita e all’accoglienza degli altri. Occorre molta forza interiore, occorre richiamare al centro di sé stessa tutte le sue energie più profonde, come un esercito pronto al combattimento, per tornare a udire la sua voce interiore. Il nero libera i colori, i capelli diventano luce: la Signora si scopre “Guerriera” e il corpo si veste di una nuova sinuosità e di una inaspettata fierezza: la signora diventa donna.

Il “Ritratto di donna”, infatti, non è nella definizione di un corpo, ma nei tratti di un volto… una osmosi continua fra l’interno e l’esterno, fra i suoi pensieri capaci di leggere la realtà che la circonda e il suo cuore pulsante che trasforma in energia vitale tutto ciò che la avvicina, la penetra e la attraversa.

Patrizia Ciccarella