Le sostanze stupefacenti nell’antica Grecia

L’uomo, sin dagli albori, ha sempre utilizzato la natura e il suo ingegno per produrre sostanze stupefacenti, con scopi differenti. Nell’antica Grecia, ad esempio, gli uomini facevano uso di varie sostanze, e questo non costituiva assolutamente un tabù. Queste venivano usate per curare malattie, per superare disagi o per favorire relazioni interpersonali.  Anche i filosofi le usavano, poiché credevano che lo stato di ebbrezza procurasse loro pensieri elevati.

Il vasto uso nella civiltà greca ci porta a suddividere le sostanze utilizzate in tre grandi gruppi: sostanze calmanti o anestetiche; sostanze psicoattive; sostanze usate a scopo ricreativo.

Nel primo gruppo rientrano l’oppio, usato come anestetico e l’hashish, utilizzato come antispastico e come calmante. Vi era inoltre la Belladonna, uno spasmolitico. Del secondo gruppo facevano parte la Mandragora, fortemente psicoattiva, utilizzata per curare la sterilità e per “evadere” dalla realtà, e il  Kykeon, una bevanda contenente estratti di funghi. Questa sostanza serviva a stabilire un contatto con le divinità, ed era usata in vari riti di iniziazione, in particolare durante i “Misteri Eleusini”.

Nel terzo e ultimo gruppo, invece, rientravano gli alcolici, in particolare vino e birra, che erano bevuti in gran quantità soprattutto durante i banchetti.

Ovviamente, l’uso di queste sostanze è attestato da diverse testimonianze. Ricordiamo, ad esempio, una tomba micenea nella quale furono trovati dei semi di canapa, considerata la “Pianta della Vita”. Fanno parte delle evidenze materiali anche i cosiddetti parafernali, ovvero gli strumenti utilizzati per la produzione e l’assunzione delle sostanze.

Un esempio è la pipa in gesso trovata in Sicilia, risalente al VII secolo a.C., utilizzata per fumare l’hashish.

Vi sono inoltre delle evidenze antropofisiche, come le deformazioni della mascella, dovute al frequente masticamento di foglie, o un diverso colore dei denti, provocato dal notevole consumo di bacche di Belladonna.

Importanti risultano soprattutto le iconografie, in particolare su vasi e tazze, come nel caso della gemma micenea che raffigura due leoni che innaffiano una pianta di canapa.

Evidenze letterarie le troviamo in un passo dell’Odissea di Omero, in cui si parla del Nepente, un calmante utilizzato da Elena, moglie di Menelao.

 

di  Alexandro Baptiste e Chiara Pelliccia