Una disciplina all’apparenza astratta

ore 7:30, Sara, 17 anni, si alza dopo aver provato a spegnere per ben tre volte la sveglia che continua a suonare all’impazzata. Comincia una nuova giornata con nuovi sogni e nuovi desideri da appagare.

Ore 8:10. Prima ora, lezione di Filosofia. Le interrogazioni per fortuna sono finite e la prof. decide di andare avanti con il programma. Un nuovo filosofo, altre cento pagine da studiare tutte in un giorno perché nessuno studia mai volta per volta. Il filosofo è Schopenhauer. Perfino il nome è complesso! Squilla il telefono, sul gruppo di classe un nuovo messaggio “ecco un altro pazzo che aveva tempo da perdere”, scrivono.

Sono passati minuti e a Sara sembra un’eternità, si è già stufata di ascoltare una materia che nella vita non le servirà a nulla. Quando sta per spegnere la videocamera però la sua attenzione viene colpita dal “dilemma dei porcospini”. In realtà, pensa, è un buffo problema: cosa c’entrano dei teneri animali con la filosofia e con l’uomo?

“Tanto più due esseri si avvicinano tra loro molto più probabilmente si feriranno l’uno con l’altro” conclude la professoressa.  L’alunna è delusa, si aspettava qualche aneddoto divertente… invece è il solito sermone sul pessimismo e sul dolore tipico dei filosofi.

Spegne il computer e pensa a quanto il dilemma dei porcospini sia inapplicabile alla vita reale. Lei ha un ragazzo, sono uniti più che mai e di certo non si feriscono.

Finalmente è pomeriggio. Dopo aver passato qualche ora sui libri per avere la coscienza pulita, per Sara è arrivato il momento di uscire con quel ragazzo perfetto che non la ferisce in alcun modo.

Ormai è tardo pomeriggio. Sara torna a casa in lacrime. Il suo ragazzo l’ha lasciata con la scusa più banale del mondo: “Ho bisogno dei miei spazi”.

La ragazza è stesa sul letto e nella testa le risuonano quelle parole che le hanno spezzato il cuore. Ritorna incalzante anche quella frase che ha sentito durante l’ora di filosofia: forse è vero, quanto più siamo vicini a qualcuno tanto più facilmente ci facciamo del male. Incuriosita sfoglia le pagine su Schopenhauer ed ecco in evidenza: “la vita è come un pendolo che oscilla tra dolore e noia.”

E’ sbalordita, mai avrebbe pensato che un filosofo potesse essere più attuale di così. Anche la sua vita è un oscillare tra dolore e noia. Si avverte  come desiderio costantemente inappagato, come una pedina della volontà.

Schopenhauer non ha torto: l’uomo è destinato ad essere infelice. In effetti, la felicità non è altro che assenza di dolore. Dura così poco! L’amore poi, è la peggiore delle illusioni: siamo talmente acciecati da vederlo come la più romantica delle esperienze quando in realtà è solo appagamento di un istinto.

Sara non si era mai sentita così. Per la prima volta nella sua vita un adulto era stato in grado di capire come si sentisse senza imporle regole o etichette.

Ma come liberarsi da tutta questa infelicità e dolore?

Sara la risposta la trova tra le pagine di un libro, tra i suggerimenti lasciati da Schopenhauer e da altri mille  filosofi, la trova nell’arte, negli altri, in se stessa.

Grazie ad un pensiero, un’adolescente ribelle e anche un po’ saccente, ha scoperto che quella disciplina da lei definita “inutile” e apparentemente astratta risulta in realtà fondamentale per afferrare le cose e intuire la vera essenza della vita.

di Martina Vicoli