Chaos in anesthesia and in medical science

Il 29 gennaio, si è tenuto uno degli appuntamenti del Festival della Scienza Ad/ventura. A presenziare tale convegno è stata una ex-studentessa del Polo Liceale Mattioli, attuale dottoressa alla Virginia Commonwealth University presso Richmond negli Stati Uniti, Iolanda Russo-Menna. Ha intrapreso questa carriera 18 anni fa specializzandosi in anestesia pediatrica e ha partecipato a questo convegno per illustrare il suo lavoro.

L’EZIOLOGIA DEL CHAOS

La dottoressa ha dato inizio a questo incontro esponendo il pensiero di alcuni filosofi greci in merito al caos. Esiodo, ad esempio, lo definì eghenedo ovvero “Non il principio quindi ma ciò che questo primo appare” mentre Platone lo descrisse come uno “spazio aperto”. Dunque è da sempre stato oggetto di studio.

LA TEORIA DEL CAOS AD OGGI

Ad oggi fisici e matematici hanno studiato e spiegato la teoria del caos, teoria poi estesa a vari ambiti e riconducibile alla nostra quotidianità. Questa afferma che “ad ogni azione corrisponde una reazione” e l’esempio più conosciuto è quello del Butterfly Effect. Quest’ultimo fu teorizzato dal meteorologo Edward Lorenz nel 1963 dopo alcune sue osservazioni. Presentò questa sua grande scoperta nel 1972 ad un congresso. Il nome, però, non fu lui ad attribuirlo bensì l’organizzatore di quel congresso, che non avendo tempo per aspettare il titolo da Lorenz, ne ideò uno lui stesso: “Predicibilità: può lo sbattere d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado nel Texas?”. Da quest’ultimo deriva la denominazione Butterfly Effect, divenuta celebre in tutto il mondo e che ha ispirato numerosi film, canzoni e libri.

LA SALA OPERATORIA

La dottoressa Russo-Menna ha continuato la sua presentazione, mostrando un video riguardante le dinamiche all’interno di una sala operatoria del VCU, nel quale venivano mostrate tutte le fasi preparatorie ad un intervento chirurgico. Tutti i ruoli all’interno dell’equipe sono rilevanti, partendo dalle infermiere, le quali accolgono il paziente ed informano i suoi parenti dell’imminente intervento, fino a giungere agli anestesisti e ai chirurghi. La dottoressa ha evidenziato come tutti i passaggi antecedenti all’operazione, seppur possano risultare banali ad occhi esterni, siano fondamentali per una buona riuscita di quest’ultimo. Oltre a ciò è indispensabile che ci sia un’ottima comunicazione all’interno del team affinché si possano evitare dei piccoli sbagli che potrebbero poi portare a delle gravi conseguenze.

ACIDOSI METABOLICA

Parlando nel dettaglio del suo lavoro, la dottoressa ha parlato di una particolare condizione di stato metabolico chiamata acidosi metabolica. Essa si può verificare in particolar modo se il paziente, sottoposto ad un intervento laparotomico, subisce delle perdite di sangue, stillicidi o sono presenti una ventilazione errata o una risposta non eccellente all’anestesia.

Esattamente, però, in cosa consiste l’acidosi metabolica?

Il nostro sangue ha un proprio pH dovuto alla presenza di acidi e basi al suo interno. Gli acidi rilasciano idrogenioni nel sangue, dunque la presenza di un pH inferiore a 7,42 (pH neutro) risulterà in acidemia. Al contrario se il pH sarà maggiore a 7,42 ciò risulterà in alcalosi. Nel nostro organismo gli acidi vengono eliminati dai polmoni, i quali si occupano dell’anidride carbonica, e dai reni, responsabili dello smaltimento degli acidi sulforici e fosforici prodotti dal nostro metabolismo. Durante un intervento, se l’anestesista ed il chirurgo non si accorgono di una rapida alterazione del pH, l’acidosi può portare a gravi conseguenze. A livello cellulare inizia un processo di stress ed il potassio ed il sodio si invertono. Il primo dunque entra in circolo nel sangue mentre il secondo finisce nelle urine per essere espulso dal nostro organismo. Il potassio si accumula velocemente nel sangue e se il suo livello dovesse superare il 6, potrebbe causare un arresto cardiaco.

Per evitare dunque questa conseguenza è indispensabile che ci sia un’ottima comunicazione all’interno team. Ciò è stato dimostrato mediante un video che illustrava il caso in cui il chirurgo non comunicando una perdita di sangue, fa sì che si verifichi un arresto cardiaco. Persino l’intervento dell’anestesista e la somministrazione di bicarbonati e ossigeno al paziente si dimostrano vani. In tal caso, in seguito all’abbassamento della pressione e alla diminuzione delle pulsazioni, si procede con un tentativo di rianimazione. Si utilizza un “crash cart” tramite il quale vengono applicati dei pad con un voltaggio di 250-300 V, i quali, assieme all’epinefrina, tentano di riattivare il funzionamento del cuore. Tutto questo si sarebbe potuto evitare se non fosse stato commesso un errore di valutazione, un piccolo “battito d’ali”.

LA FORZA DELLE IDEE

L’intervento della dottoressa si è concluso con la visione di un video estratto da un film americano nel quale un bambino espone alla sua classe una sua idea, una “catena di favori”. Il ragazzo spiega come potrebbe innescarsi una reazione domino se ognuno di noi facesse tre semplici “favori” a tre persone diverse.

Così come ci insegna il Butterfly Effect: un piccolo gesto può generare una reazione dalle grandi conseguenze.

di Stefania Capuano