Covid-19. Riusciremo a superare tutto questo?

E’ da circa un anno che il mondo è alle prese con la lotta al Covid-19, ed ogni giorno le organizzazioni governative e quelli della salute ci riempiono di informazioni, spesso negative, sull’elevato numero dei contagi da Covid-19 e, purtroppo, sui morti che il virus causa quotidianamente.
Costantemente, ci informano sulle misure preventive da adottare contro l’avanzamento del temibile virus, nonché di tutte le restrizioni che il Governo mette in campo per contrastare la grave crisi epidemiologica in atto. Tutte le attenzioni possibili sono rivolte a tutto ciò, ma vi è certezza che il mondo, la politica, le organizzazioni sanitari, noi stessi non ci siamo soffermati abbastanza sulle conseguenze altrettanto gravi, sociali e psicologiche a cui ognuno di noi è esposto.
La pandemia, oltre che dare preoccupazioni relative alle conseguenze che si possono avere contraendo la malattia, che di per se genera paura, insicurezza e sconforto, spesso come abbiamo potuto constatare genera una sorta di isolamento sociale dovuto a vari fattori come quello della reclusione a casa a seguito del lockdown, oppure, ancora peggio, quello dovuto alla quarantena da dovere rispettare in caso di contatto accertato con un contagiato, oppure un isolamento forzato per aver contratto la malattia. La reclusione in casa per i motivi suindicati e il peso dell’incertezza generale, possono colpire duramente il nostro equilibrio mentale ed essere conseguenze di problemi psicologici che possono intaccare ancora di più la nostra stabilità mentale, già molto provata da stress e paure, che sempre più vulnerabile e spesso incapace di attivare una reazione a tutte le negatività del momento che ha quale conseguenza principale la mancanza di stimoli e l’incapacità di adattarsi ai cambiamenti sociali a cui si è costretti per contrastare il pericolo virus.
Esiste, pertanto una variabile a cui non è stata prestata sufficiente attenzione, infatti nel nostro paese sono migliaia le persone che sono affette da depressione o disturbi d’ansia che si trovano adesso, probabilmente da soli, a dovere contrastare una situazione di potenziale peggioramento del proprio stato.
Sarebbe fondamentale che le istituzioni, le organizzazioni sanitarie, le associazioni, si attivassero seriamente per offrire a tutte le persone ed in particolare a coloro che soffrono di problemi di depressione o altre problematiche simili, per offrire loro un aiuto concreto avviando, senza ulteriori ritardi, una strategia di sostegno per non farli sentire più soli ma sempre accompagnati, adesso, e anche quando il pericolo del virus sarà scampato. Il tutto per non farli sentire soli o meno importanti rispetto alle preoccupazioni che la situazione attuale ha creato. Sono stati già approntati alcuni studi scientifici sull’impatto psicologico del coronavirus. Praticamente la situazione attuale è stata messa in relazione ad altre situazioni simili del passato, ad esempio alla quarantena messa in atto in varie zone della Cina a seguito dell’epidemia da Sars del 2003. Grazie ai dati raccolti, all’osservazione ed al confronto di quanto si è verificato durante l’isolamento e di ciò che stiamo vivendo adesso, è stato possibile riconoscere le conseguenze psicologiche principali del Coronavirus. Dunque quali sono realmente gli effetti della quarantena?
I ricercatori che hanno portato a termine gli studi sono giunti alla conclusione che superati i dieci giorni di isolamento totale, la mente inizia a cedere, dall’undicesimo giorno compaiono stess, nervosismo ed un’ansia maggiore. Avendo avuto in questo periodo, nella maggior parte dei casi, reclusioni molto più prolungate, è facile immaginare come gli effetti siano potuti essere ancora più difficili da gestire per la maggior parte della popolazione.
Un’altra paura, che spesso diventa quasi un’ossessione, è quella di essere infettati o di potere infettare gli altri senza saperlo. Infatti la mente umana tende a sviluppare delle paure irrazionali che spesso ci distraggono dalle fonti informative affidabili e ci portano a sviluppare delle paure infondate come ad esempio il timore che il virus possa essere trasmesso dai nostri animali domestici.
Altro sintomo di disagio, è dato dall’incapacità di mantenere il nostro stile di vita e la nostra libertà di movimento che ha avuto come conseguenza l’incremento della sensazione di noia e frustrazione che hanno fatto precipitare in un baratro senza scampo le emozioni, scatenando dei veri e propri sintomi di tipo depressivi.
Ancora, nel contesto di pandemia in cui ci siamo trovati catapultati per la prima volta, si sono sviluppati anche dei sintomi psicopatologici, come quello dello shopping convulsivo, in quanto l’incertezza ci ha portato a credere che determinati beni potessero finire e ci ha quindi spinto a fare scorte esagerate ed immotivate.
In conclusione, un fattore che accomuna tutti noi in questo periodo di pandemia, ed è un fattore pericoloso, che potrebbe impattare negativamente sulla salute mentale di noi tutti ovvero, il cosiddetto pensiero catastrofico. Si tratta della tendenza ad anticipare sempre il peggio, ad esempio pensando che potremmo perdere il lavoro, che le cose non torneranno come prima, che finiremo in ospedale, che qualche persona a noi cara non ce la farà, che l’economia crollerà, che non ci saranno vie d’uscita a questa situazione.
Tutto questo, anziché aiutare, complica la realtà che stiamo vivendo, la rende più faticosa e sicuramente meno piacevole e rassicurante. Quindi, anche in una situazione epidemiologica particolarmente complicata non dobbiamo mai dimenticare di prenderci cura di noi stessi e della nostra salute psicologica, se è il caso facciamoci aiutare ma reagiamo sempre sin dal primo campanello di allarme. Quando tutto questo finirà, dovremo essere pronti a goderci finalmente al meglio la nostra libertà.

Francesca Gulizia VE,