Nel marzo del 2020

Nel marzo del 2020 ebbe inizio un periodo molto buio per il nostro Paese ma anche per tutto il mondo.

Alla festa di carnevale, il 27 febbraio, tutto era molto incerto, non si sapeva ancora bene di cosa si trattasse… il coronavirus veniva ancora visto come una cosa lontana da noi, ma dopo pochi giorni le cose cominciarono a peggiorare. Mi ricordo molto bene la sera in cui il premier Conte firmò il decreto sullo stato di emergenza. Mi sembrava tutto molto strano e surreale.

Dopo solo due settimane però ho toccato con mano tutta la situazione. I miei genitori iniziarono a stare male. Mia mamma cominciò a non sentire né il gusto né gli odori, ma non ero molto preoccupata perché non si sapeva ancora che uno degli effetti era questo. Pensavamo fosse solo un po’ di raffreddore, che avesse il naso chiuso, ma nulla di più. Quando mio papà cominciò ad avere la febbre la situazione era ben chiara a tutti. A casa mia si respirava un’aria pesante, a volte quasi mi sentivo soffocare.

Il giorno in cui mio papà ebbe la febbre a 40 la mia paura di perderlo aumentò sempre di più. Stava malissimo. Non avevo mai visto una persona soffrire così tanto. Insieme a mia madre decidemmo di portarlo in ospedale, la febbre non scendeva e ormai noi a casa non potevamo più curarlo. In ospedale è rimasto per più di 15 giorni. Avevo sempre il nodo alla gola. Quando i medici chiamavano mia mamma le davano solo notizie negative. Finché un giorno chiamarono e diedero una buona notizia dopo un mese e mezzo di agonia. Non me ne ero resa minimamente conto di quanto tempo passò, non sapevo mai che giorno era. A fine aprile mandarono a casa mio papà. Eravamo contenti ma non troppo. Purtroppo le conseguenze di tutto questo male iniziarono a vedersi. Prendeva così tante pastiglie, in media 10 al giorno. Mia mamma era ancora senza gusto e olfatto ed era bruttissimo.

Non ho mai sofferto così tanto per così tanto tempo.

La scuola era l’ultimo dei miei pensieri. Studiare era impossibile anche perché avevo dei mal di testa allucinanti dovuti al virus. Anche stare davanti al computer per cinque ore al mattino a volte era impossibile. All’inizio i professori non sapevano nulla perché pensavo di riuscire a tenere la scuola e la situazione a casa separate ma più avanti andavo con il tempo più era dura sopportare tutto. Quando lo dissi mi si tolse un peso dallo stomaco. I miei professori capirono la situazione e mi aiutarono. Ho apprezzato davvero molto il loro aiuto e l’aiuto dei miei compagni.

Non l’ho vissuta assolutamente bene questa esperienza, se così si può chiamare. Inoltre ad agosto, quando finalmente ero riuscita a trovare un po’ di stabilità, venne a mancare la mia bisnonna. Era come una nonna per me. È stata una grande perdita.

Dal periodo che va da marzo a maggio io non ricordo molto di quello che succedeva nel nostro Paese. Sembra incredibile ma fu proprio un periodo nero.

Ho riflettuto molte volte sul perché tutto questo male è capitato proprio a me. Non ho mai fatto nulla di cattivo a nessuno. Non capisco proprio. Forse non ci sono spiegazioni e nessuno mai mi darà una risposta. Però a me va bene anche così. Ho superato questa grande sfida a cui la vita mi ha sottoposto e credo di averla superata bene.