Alta Fedeltà, l’opera geniale di Nick Hornby

Alta Fedeltà è un romanzo partorito dalla mente dello scrittore inglese Nick Hornby pubblicato nel 1995. Il libro è stato adattato per il grande schermo nel film omonimo di Stephen Frears del 2000.

Nick Hornby naque a Ridhil nel 1957 studiò letteratura inglese presso il Jesus Collage all’Università di Cambridge, dopo aver conseguito la laurea inizio a lavorare come insegnante, poi divenne un giornalista freelance e solo molto più tardi decise di diventare romanziere, debuttando nel 1992 con la sua prima opera dal titolo Febbre a 90° (opera autobiografica). Sulla scia del successo del suo primo romanzo l’autore continuò a pubblicare e la sua ultima pubblicazione risale all’anno scorso con Proprio come te (Just Like You) edito in Italia da Guanda.

Nick Hornby, in questo suo romanzo ambientato a Londra negli anni 90, parla di Rob Flaming, o meglio dire della vita di Rob Flaming, un normalissimo trentacinquenne appassionato di musica che è proprietario di un negozio di dichi. Rob più che un adulto sembra un teen-ager immaturo la cui vita gira solo intorno alla musica, il libro è amaramente ironico mostrando la paura di Rob nell’affrontare la vita in maniera matura, la storia inizia a girare intorno all’analisi personale di Rob e alla sua crescita in seguito alla fine della relazione con la sua ragazza, l’autore ci mette davanti una storia vera, tangibile e non fittizia, facendoci ripercorrere tutta la vita di Rob che si interpellerà su tutti i suoi errori, principalmente di carattere amoroso; il libro è ricco di riferimenti alla cultura rock che riportano alla riflessione iniziale posta dall’autore, riflessione che inizialmente può lasciare punti interrogativi ma una volta finita la lettura potremmo capire che siamo noi a dare una risposta a queste domande: si può dividere l’esistenza con qualcuno che ha una collezione di dischi incompatibile con la propria? Si possono avere dei gusti terribili e allo stesso tempo essere una persona degna di essere frequentata? Le canzoni tristi rischiano o no di metterci a soqquadro la vita, se le ascoltiamo senza moderazione?

Trentacinquenne appassionato di musica pop, ex dj e attualmente proprietario di un negozio di dischi in cattive acque, Rob Fleming è pieno di interrogativi che lo inquietano. La ragazza lo ha appena lasciato; se per caso ritornasse, sarebbe capace di amarla totalmente, disperatamente come adesso? E inoltre: non farebbe meglio a smettere una buona volta di vivere in mezzo ai cd e a trovarsi un vero lavoro, a farsi una vera casa, una vera famiglia?
Tormentato da questi non lievi problemi esistenziali, ed esulcerato dalla perdita, dalla gelosia, dal desiderio, Rob se ne va in giro per la Londra dei pub e della musica d’avanguardia, spesso divagando e svagandosi con esercizi mentali decisamente gratuiti anche se molto impegnativi. Ad esempio, si diverte a stilare classifiche – i top five di ogni tempo – su tutti i possibili argomenti: i migliori film, i migliori libri, i migliori complessi musicali, le migliori canzoni, persino le più grandi fregature amorose (le sue, naturalmente; ne ha avuto parecchie).
Appassionato, commovente, amaro, ma anche e soprattutto ironico, anche e soprattutto divertente, Alta fedeltà mette felicemente in scena le avventure, gli amori, i sogni, le disillusioni di una generazione (di trentenni) già piuttosto provata, ma ancora piena di voglia di vivere.

Personalmente ho trovato questo romanzo molto interessante e di intrattenimento, la maniera nella quale ripercorriamo la storia di Rob l’ho trovata geniale e quasi aspra, si capisce rapidamente il quadro dei trentenni dipinto con molta ironia da Nick Hornby, che mette in luce tutte le problematiche di un’età frastagliata da insicurezze e da paure; un’epoca che viene descritta alla perfezione e che, anche se non è la mia, in seguito alla trasposizione cinematografica di questo libro mi riesce facile immaginare ancor di più. Per quanto a mio parere il film non regga il confronto con l’opera cartacea originale, riesce però a dare un impressione leggermente migliore di tale periodo, mancando però in “piccolezze” come l’ambientazione (rispetto alla Londra del libro ci ritroviamo a Chicago) o alcune riflessioni di Rob che non vengono citate nel film. In conclusione, consiglio più la lettura del libro rispetto alla visone del film giusto per non perdersi quelle piccole riflessioni che riescono sempre a far riflettere il lettore.

Lorenzo Valerio Milano