La gestione del patrimonio artistico italiano

L’Italia è uno dei paesi al mondo con più musei e siti archeologici riconosciuti dall’Unesco. Con circa 55 siti patrimonio mondiale dell’umanità, l’Italia possiede infatti il più grande patrimonio culturale a livello mondiale, conta circa  4.000 musei, 6.000 aree archeologiche, 85.000 chiese soggette a tutela e 40.000 dimore storiche censite. Per non parlare delle tante città italiane come Roma, Milano, Venezia o Firenze che ogni anno attirano milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Il patrimonio artistico costituisce perciò anche una fondamentale risorsa economica.  

Nonostante la fama e l’importanza del patrimonio italiano, ci sono numerosi problemi che riguardano la tutela e la gestione dei vari monumenti sul suolo italiano. Il dato più preoccupante riguarda i furti delle opere d’arte; nel 2015 sono stati denunciati ben 450 furti di beni culturali avvenuti in diverse parti d’Italia: prima in classifica la Campania con 57 furti, seguita da Toscana (53), Emilia Romagna (52) e Lombardia (52). Purtroppo i numeri reali del fenomeno sono decisamente più elevati, poiché molti reati spesso non vengono denunciati e le opere non vengono mai più recuperate. 

Oltre ai furti, molti siti rimangono chiusi a causa della cattiva gestione: nel 2015, rispetto a 155 milioni di visitatori di musei e parchi archeologici,  il 10% di questi (15 milioni) si è concentrato in soli 7 siti dei 508 siti statali culturali censiti nel 2015, mentre nel 2016 nei 529 siti censiti, oltre la metà degli introiti costituisce il prodotto delle visite in soli tre siti (Uffizi, Pompei e Colosseo). Tra questi 69 sono chiusi al pubblico e 38 hanno registrato nel 2016 zero visitatori pur essendo aperti, cui si aggiungono altri 43 che si collocano nella fascia di 0-999 visitatori. Questo dato indica anche le diverse fasce di concentrazione nei vari siti. L’Italia è al penultimo posto (dietro la Grecia) per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (1,4% a fronte del 2,1% medio UE). La mancanza di denaro pubblico investito per ristrutturare i beni artistici è sempre meno, tanto che si contano circa 4mila tra musei e altri siti italiani gestiti da enti privati esteri.

Il nostro paese potrebbe sfruttare molto di più il proprio patrimonio artistico-culturale, così come fanno già altri paesi, tra cui la Francia e il Regno Unito. Dal 1975 in Italia è attivo il FAI (Fondo Ambiente Italiano) che sensibilizza e mobilita i cittadini per tutelare i siti italiani di cui non si occupa lo Stato. 

Giulia Faccinelli, 3BCL