Restiamo distanti oggi… e poi?

di Alice Cecchinelli, IV S

18 marzo 2020: una data difficile da dimenticare. Esattamente un anno fa, per la prima volta, siamo diventati consapevoli di quanto questo virus si fosse avvicinato. Esattamente un anno di paura, di sacrifici e di quella speranza che sembra dissolversi piano piano, perché quella luce in fondo al tunnel diventa sempre più difficile da raggiungere.

Un anno di zone rosse, arancioni o gialle, di restrizioni che ci fanno sentire impotenti di fronte a un nemico “invisibile”; le persone si chiedono quando torneremo alla normalità, a poter uscire con gli amici e tornare a casa tardi senza dover sempre guardare l’orologio, o andare dai propri nonni e potergli dare quell’abbraccio forte senza la paura di essere la causa di ciò che potrebbe portarseli via.

Un anno che ci sentiamo dire: “restiamo distanti oggi, per abbracciarci più forte domani”, ma per quanto ancora questa distanza dovrà tenerci lontani dalle persone che amiamo?

Tra le tante voci commosse, che tentano di raccontare questa solitudine insostenibile, emerge quella di una donna costretta ad un letto di ospedale, con un casco sulla testa che le impedisce di parlare, ma che trova comunque la forza di dire a sua figlia “ti voglio bene”, anche se solo attraverso uno schermo del telefono. Una ragazza che si trova a dover dire addio alla propria mamma, senza poterla neanche guardare negli occhi… sono emozioni forti che non dimenticherà mai. Le dice: “sei sempre stata una guerriera mamma, non mollare mai, siamo tutti con te!”. Parole piene di emozioni che racchiudono la paura di una donna che prova a dare qualche conforto alla propria mamma, anche se molto probabilmente è lei quella ad averne più bisogno.

Oggi è la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19, per questo oggi, con la mia classe, abbiamo voluto rivolgere un minuto di silenzio a tutte quelle persone che hanno dovuto combattere un nemico più grande di loro, senza però avere le armi per vincere questa battaglia.

Un minuto è poco per ricordarle tutte, rifletti su cosa ognuno di noi abbia dovuto affrontare; perché le vittime non sono solo coloro che hanno perso la vita, ma anche coloro che hanno perso il proprio lavoro e la propria casa, e hanno combattuto ogni giorno per far sì che alla fine del mese i propri figli avessero qualcosa da mangiare.

Siamo tutti delle vittime, chi più e chi meno. Credo a chi dice che ne usciremo più forti, ma quando accadrà non saremo più vittime, ma sopravvissuti…vincitori.