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Le piattaforme streaming: un colpo mortale per la televisione?

di Alessandro Nicastro 

Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni è la diffusione di piattaforme streaming, ossia siti internet che offrono la possibilità ai propri abbonati di guardare serie tv, documentari o film quando si vuole. E’ evidente dunque la portata rivoluzionaria di queste piattaforme, che sono destinate a mutare radicalmente il nostro rapporto, ad esempio, con la televisione.

Tra le piattaforme streaming, la più diffusa è Netflix, accessibile da quasi tutti i paesi del mondo e forte dei suoi oltre 200 milioni di abbonati (cifra raggiunta nel IV trimestre del 2020, come ha annunciato la società in una lettera agli azionisti del gennaio 2021 riportata, in Italia, da Wired.it). Fondata nel 1997 in California come servizio di vendita, noleggio e distribuzione di DVD, la società entra ben presto in collisione con Blockbuster, che offre un servizio simile ma è decisamente più diffusa, dal momento che già nel 1989 conta 700 punti vendita negli USA, diventati 4800 nel 1995. Nel 2010 la situazione è l’esatto opposto: Netflix cresce di mese in mese, Blockbuster è sull’orlo del fallimento, come anche riporta Repubblica in un articolo del 21 marzo 2010. Ma come mai avviene ciò? La risposta va ricercata nell’approccio che hanno le due aziende nei confronti della rete: nel 2007 Netflix decide infatti di avviare il proprio servizio streaming, mentre Blockbuster continua a vendere DVD; non riesce insomma a sfruttare le potenzialità di Internet se non troppo tardi, quando ormai la concorrenza stronca qualsiasi futuro per la società, che infatti dichiara il fallimento nel 2013. Detto ciò, esistono chiaramente numerose altre piattaforme di streaming, come Prime Video, lanciata da Amazon nel 2006, o la recente Disney+, attiva dal 2019.

Il motivo principale della rapida espansione di queste piattaforme sta nella stessa ragione per cui Netflix ha sorpassato Blockbuster: sono tutte riuscite ad offrire un servizio innovativo, rapido e alla portata di tutti. Infatti, la gente non è più costretta ad aspettare mesi, settimane o semplicemente giorni per vedere la propria trasmissione preferita, dato che basta un abbonamento e si è liberi di guardare e riguardare una serie tv, per esempio, quando si vuole. Inoltre, è assente in pressoché tutte le piattaforme la pubblicità, che per molti può rappresentare una noiosa interruzione durante la vista di un film o di un programma in televisione.

Di fronte a tutto ciò, le emittenti televisive stanno provando a reagire. Innanzitutto, alcune di loro hanno iniziato ad offrire servizi di streaming. In Italia, un caso è quello di RaiPlay, lanciata dalla Rai nel 2005 e aggiornata più volte nel corso degli anni; essa permette di riguardare, quando si vuole, alcuni programmi trasmessi nelle giornate precedenti in tv, oltre ad offrire, ad esempio, serie in esclusiva. Un altro caso è quello di Mediaset Play, lanciata da Mediaset nel 2018, che offre un servizio concettualmente simile e che dovrebbe anche fondersi con il servizio Infinity nell’aprile 2021. Tuttavia, se da un lato le emittenti televisive si stanno aggiornando, dall’altro non riescono sempre a reggere il passo con la concorrenza; le piattaforme streaming, infatti, per un abbonamento mensile inferiore a €15,99/mese (cifra

massima raggiunta da Netflix, che offre comunque modalità di abbonamento meno costose) offrono serie tv e film spesso non trasmessi sui principali canali televisivi e che possono essere visti e rivisti in comodità, come spiegato precedentemente. Infatti, come riporta Calcioefinanza, da inizio 2018 ad inizio 2021 gli abbonati a servizi streaming in Italia sono passati da circa 4.5 milioni a oltre 11, e di questi l’11% non guarda più la tv. Dunque, è evidente come i produttori potrebbero, con il passare degli anni, essere sempre più invogliati a far trasmettere le proprie serie o film online, piuttosto che in tv.

Per concludere, negli ultimi anni le piattaforme streaming, la più diffusa delle quali è Netflix, hanno visto una rapida ed eccezionale crescita, complice il fatto che offrono la possibilità di guardare un programma quando si vuole, senza interruzioni. Di fronte a ciò anche alcune emittenti televisive hanno lanciando piattaforme analoghe, per cercare di entrare in questo promettente settore dell’industria ed evitare la fine di Blockbuster, travolto da servizi più efficienti. Pertanto, se non è possibile affermare con certezza se la televisione riuscirà ad evolversi in senso digitale, di sicuro non è fuori luogo constatare che una rivoluzione è già avvenuta: se prima c’erano le piattaforme streaming che volevano confrontarsi con i servizi tradizionali, ora ci sono i servizi tradizionali che cercano di tenere il passo con i tempi.