IMPATTO AMBIENTALE… PARLIAMONE.

Quando pensiamo a problemi legati all’ambiente inevitabilmente  parliamo di alcuni di quelli più menzionati ed invasivi, come  inquinamento e crisi climatica, che hanno accelerato la perdita di biodiversità negli oceani e sulle terre emerse.

La distruzione di vaste aree selvagge per la coltivazione e la deforestazione giocano anch’essi un ruolo importante, al pari della caccia e della pesca condotta in modo non sostenibile.

Ogni anno, centinaia di milioni di esemplari di specie animali e vegetali rare vengono prelevate dal loro ambiente e vendute a peso d’oro sui mercati clandestini.

Questo vale…

  • per molti medicinali sia tradizionali che occidentali realizzati con specie vegetali o composti estratti da queste.
  • nel commercio di oggetti ornamentali,ove si trovano moltissime parti e derivati animali: avorio, coralli, carapaci di tartaruga, conchiglie, insetti disseccati.
  • per pelli, pellicce, lane e peli di varie specie di mammiferi, e anche rettili che sono presenti sul mercato internazionale sotto forma di moltissimi prodotti: articoli di vestiario, scarpe, portafogli, tappeti. Negli ultimi decenni il numero di animali selvatici venduti per questo scopo è cresciuto in modo notevole. Vi è un importante e pericoloso commercio che viene alimentato da collezionisti specializzati nelle specie più rare e particolari: anfibi e rettili, coralli e pesci, scorpioni, ragni, scimmie, pappagalli e tucani.
  • per il taglio illegale delle foreste e il contrabbando di legname, fenomeni sempre più gravi alimentati da una richiesta inesauribile per i legnami più pregiati, come il mogano americano.

Capiamo quindi che lo sfruttamento sconsiderato delle risorse è il fattore non solo più incisivo ma spesso sottovalutato.

Quindi a cosa ci riferiamo parlando di estinzione?

I campanelli d’allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa specie occupa (il nostro consumo di risorse naturali, è incrementata del 190% con un effetto diretto sul consumo di suolo) e la diminuzione del numero di esemplari della specie stessa

La sesta estinzione di massa, come la crisi climatica, non è una preoccupazione per il futuro. Sta accadendo ora e con tempi molto più veloci del previsto.

Una delle differenze sostanziali tra le prime cinque estinzioni avvenute nel corso della storia e quella attuale è inevitabilmente l’intervento umano e la pandemia del coronavirus è stata probabilmente una piccola svolta indicativa.

Uno degli effetti a breve termine più straordinari portati dal COVID è stata la riduzione delle emissioni di gas serra a livello globale. Solo nel 2020, per quanto riguarda l’Europa, è stata registrata una riduzione delle emissioni di gas serra pari al 7,6%. Tra gli effetti negativi, invece, notiamo un aumento dei rifiuti di plastica monouso (mascherine, guanti in lattice).

A questo proposito è fondamentale aumentare la capacità di trattamento degli impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, perché la raccolta differenziata ed il riciclo producono scarti che vanno smaltiti nella maniera ambientalmente più corretta e perché il recupero energetico evita lo smaltimento in discarica.

Gli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani svolgono un ruolo fondamentale nell’economia circolare, hanno impatti minimi sulla qualità dell’aria  fornendo un contributo importante nel contrasto al cambiamento climatico. Nell’emergenza legata al Coronavirus hanno garantito la tenuta del sistema a fronte dell’aumento di rifiuti e proprio le difficoltà di questi mesi hanno dimostrato la necessità di mettere in campo soluzioni strutturali per scongiurare nuove possibili crisi nel prossimo futuro.

La crescente impronta che l’essere umano sta avendo sull’ambiente porterà continuamente scompensi di ogni genere il nostro impegno deve essere quello di non trascurare nessuno di questi problemi;

la conoscenza è uno strumento potente, più persone saranno realmente a conoscenza delle problematiche relative alla perdita di biodiversità, tanto più saranno disposti a contribuire al suo rallentamento

Martina Vallefuoco III C