Il Seicento veneziano raccontato da Cristiano Meneghel

Di Martino Barbon

Il Seicento: “secolo di decadenza e miseria”

Il Seicento è un secolo della storia italiana che viene trascurato dalla storiografia italiana, infatti pure nei cotesti scolastici è messo in secondo piano rispetto ad altri periodi. Ma quali sono le cause di ciò? A questa domanda ha risposto Cristiano Meneghel, docente di storia e filosofia del liceo S. Slataper di Gorizia, nonché scrittore.

“Il Seicento non gode di molta considerazione nella storiografia italiana seppur grandi ed eminenti storici ne abbiano studiato a fondo gli aspetti anche più reconditi. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che tale secolo, il Secolo d’Oro, che è pure il secolo del Barocco, di Bernini e Borromini, è il secolo in cui in Italia i vari potentati locali perdono definitivamente l’indipendenza politica a favore della Spagna (in realtà già dal Cinquecento) e poi della Francia. Dalla nostra storiografia è quindi considerato un secolo di decadenza e miseria, di peste e di dominazione straniera. Di questa visione il Manzoni è uno degli artefici visto il grande
affresco storico che ne fornisce nei Promessi Sposi.”

La Repubblica di Venezia: “il meno italiano degli stati italiani”
Il professor Meneghel è l’autore dei romanzi “Una spia in laguna” e “La mano segreta di Zardo”, thriller ambientati proprio nel Seicento, più precisamente durane la poco conosciuta Guerra di Gradisca, conflitto che vede opporsi la Repubblica di Venezia e l’impero asburgico. Protagonista di entrambe le opere è Giovanni Moroni, spia al servizio della Serenissima. Nonostante la notevole importanza ed influenza e gli aspetti peculiari che la distinguono, descritti accuratamente nei libri, la Repubblica di Venezia è anch’essa trascurata dalla storiografia nazionale per più motivi.

“Venezia è il meno italiano degli stati italiani. Venezia non guardava mai alle faccende italiane e anche quando lo faceva lo faceva con un certo distacco e sempre nella preoccupazione dei propri interessi nel mantenere il Dominio della Terraferma. Venezia gravitava verso il Dominio Da Mar, verso l’Istria, la Dalmazia, l’Albania, la Morea e l’Oriente Ottomano. Venezia poi ha creato una civiltà a sé stante che solo parzialmente ha condizionato la lingua italiana, se non nei termini marinareschi. Anche l’arte veneta
sembra periferica rispetto a quella fiorentina e romana perché segue stilemi propri del mondo veneziano. Tiziano, Carpaccio, Pordenone, Tintoretto, Tiepolo furono artisti veneziani che rimasero tali, operando principalmente dentro i territori veneti, senza
frequentazioni assidue della grande capitale culturale italiana, la Roma papale. La stessa scelta ottocentesca del fiorentino quale base su cui costruire la lingua nazionale ha reso ancora più marginale la storia e la cultura veneziana, cultura che spesso si
esprimeva in dialetto veneziano, padovano, veronese, in un contesto nazionale ricalcato nuovamente sull’asse Firenze-Roma con l’aggiunta della capitale borbonica Napoli. Lo stesso Goldoni sembra oggi trascurato a favore del teatro napoletano.”

“Una spia in laguna” e “La mano segreta di Zardo”
Nei suoi libri Meneghel narra le missioni della spia veneziana Moroni, descrivendo nei minimi dettagli anche gli aspetti tipici della vita quotidiana della Venezia del Seicento, al fine di far comprendere “la grande vitalità del suo porto e della sua popolazione”. La scelta di scrivere dei thriller è attua a “raggiungere più persone possibile per stimolare anche in altri la curiosità ad approfondire la storia delle nostre zone”, spiega il professore Meneghel.
“Ovviamente poi l’idea di un bel saggio rimane sempre presente.”

In particolare Meneghel si è soffermato sulla scelta del linguaggio: “Considero i dialetti le vere lingue delle genti che abitano l’Italia. I dialetti sono l’anima stessa dei popoli che li parlano e permettono di trasmettere concetti, aspetti ed espressioni
immediati altrimenti impossibili da rendere in italiano, che rimane una lingua edulcorata e tutto sommato artificiale creata a tavolino.” spiega. “Purtroppo oggi gli adolescenti sembrano parlare tutti in italiano per diversi motivi, ma questo, a mio
parere, è un dannoso appiattimento nel modo di esprimersi.”

Come si concluderà la storia narrata nei due romanzi?
“Nella realtà il terzo romanzo è praticamente già finito di scrivere e spero di riuscire a farlo editare per l’estate. Manca ancora il finale che però già esiste e mi gira nella testa da mesi. L’unico problema è trovare il tempo per scriverlo. Nel terzo romanzo
tutta la storia si dipanerà in un finale inaspettato.” Svela il professor Meneghel che ringrazio per l’immensa disponibilità e cordialità.