Il fascismo raccontato da chi l’ha vissuto

Di Alberto Cifelli

Come si viveva il fascismo all’epoca

Com’era visto il fascismo dalle persone comuni? Come venne vissuto quel periodo? C’era paura in quel periodo?

Si parla molto del tema della memoria ricordando per non dimenticare quanto successo nei regime totalitario fascista e in quello nazionalsocialista. I temi trattati sono spesso quello del genocidio ebraico e non solo (la deportazione nei campi di sterminio, la riduzione dei prigionieri a meno che un’animale, i lavori forzati e infine una morte brutale).

Seppure la Shoah sia il tema principale e il più toccante di quanto successo in in quel periodo, vengono spesso trascurati i racconti della gente comune e come quest’ultima vedesse il fascismo.

Ci viene raccontato dal signor Rasera (classe 1934); questo è quanto ci ha detto sul fascismo (riadattato e tradotto dal dialetto veneto all’italiano):

Che mi ricordo io del fascismo ci sarebbero tanti ricordi però delle volte te ne viene in mente uno, altre volte delle altre…. Mi ricordo che per me i fascisti erano solo un branco di farabutti, erano peggio delle bestie.

Se passavi per Villa Morassutti quando la sera iniziava a fare scuro e c’erano i fascisti/tedesci che torturavano i partigiani; sentivi di quelle urla che ti facevano venire la pelle d’oca. Gli toglievano le unghie così.

Non gliene importava niente neanche delle regole. C’era per esempio una regola che se a una persona veniva impiccata le si rompeva la corda due volte non la potevano più impiccare. A un signore, fatalità, gli si era spezzata la corda due volte e anche se il cappellano gli fece notare che non potevano impiccarlo di nuovo loro lo stesso.

Se si passa per l’osteria “Casa Brusada” c’è un monumento. In quell’occasione ci fermavano a tutti quelli che passavamo di la e avevano preso alcune persone a caso e visto che chi, come, me non era stato chiamato eravamo la non come se guardassimo uno spettacolo; eravamo la che tremavamo dalla paura hanno tirato fuori il mitra e gli hanno uccisi tutti. Se si guarda tra i nomi c’è anche quello di un ragazzo di diciotto anni che praticamente (forse perché colpito male o chi lo sa) si è girato e il tedesco/fascista (non so cosa fosse) l’ha visto e gli ha sparato due colpi di pistola sulla testa.

Paura in quel periodo se ne aveva da vendere, la si ha tutt’ora.

Poi i tedeschi che erano in ritirata davano da mangiare il frumento ai cavalli e quindi mio papà gli è andato a dire che gli dessero l’erba perché il frumento lo mangiavamo noi. Se non fosse scappato gli avrebbero tagliato la testa. Mentre verso la fine che cercavano di cancellare le tracce andavano sui campi e chi trovano lo portavano su in Germania. Spunciavano anche all’interno dei covoni di grano con la baionetta per vedere se ci fosse qualcuno dentro. Durante un rastrellamento hanno infilzato tutti covoni a parte gli ultimi tre e lì dentro c’erano dei ragazzi tra cui anche mio cugino.

Poi in quel periodo che ero in 2°-3° ogni sabato si andava in centro a Montebelluna a fare il sabato fascista tutti uguali con l’uniforme da balilla e ogni sabato era quella.

Sempre in quel periodo bombardarono un treno pieno di munizioni (bombe etc…) a Fanzolo [comune nel trevigiano confinante con Montebelluna] e io e altri due miei amici che stavamo tornando da scuola sentivamo la terra tremare. Quando invece han fatto esplodere la ferrovia qua gli anziani mi dicevano di mettere un dito in bocca perché sennò ti scoppiava il cuore

Solitamente quando era tra l’una e l’una e mezza passavano i fascisti passavano con le camionette e iniziavano a sparare ma non sparavano in alto; sparavano a livello dei balconi. Quindi quanto si sentiva il primo colpo tutti a terra subito perché sia mai che mentre mangiassi ti arrivasse una pallottola in testa”