Oggi come ieri i campi di concentramento persistono

Di Caterina Loro

Ancora oggi ricordiamo lo scempio successo durante la seconda guerra mondiale, scempio che portò la morte di milioni di innocenti. 75 anni fa le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz ponendo fine al più grande genocidio e alla follia dei nazisti. 75 anni dopo, però, la storia si ripete.

Dai kwaliso in Corea del Nord, ai lagoai cinesi sino alla Libia e all’Australia milioni di persone sono tutt’oggi private della loro libertà. In questi paesi, e non solo, ancora oggi la gente viene rinchiusa in strutture prive di diritti umani per motivi etnici, religiosi, politici.

Negli anni quaranta Auschwitz fu lo scenario di uno dei più grandi orrori di sempre e per questo ricordato come il più infame di tutti i campi di sterminio dell’Olocausto. Più di un milione di persone furono detenute ad Auschwitz tra ebrei, in maggioranza, a omosessuali, malati di mente e altra gente innocente senza colpa. Più un milione di questi morì e coloro che non furono immediatamente uccisi furono impegnati nei lavori forzati.

A tutte le vittime dell’Olocausto fu dedicata la “giornata della memoria”. Ogni 27 gennaio ricordiamo tutti i 6 milioni di uomini sterminati e tutti coloro che patirono perché ritenuti inferiori. Oggi però la storia non è ancora finita perché il mondo è ancora pieno di campi di concentramento.

Basti pensare alla Corea del Nord dove al giorno d’oggi possiamo trovare i cosiddetti kwanliso: campi di concentramento per prigionieri politici, detenuti senza processo, spesso con la colpa di essere parenti di dissidenti. All’interno dei campi i detenuti sono schiavi malnutriti costretti ai lavori forzati, proprio come durante la seconda guerra mondiale.

Come in Corea anche in Cina si presentano, in quantità maggiori, i campi di concentramento. In questi, chiamati laogai, vengono detenuti prigionieri politici con la colpa di appartenere a minoranze etniche. Anche qui i prigionieri sono vittime dei lavori forzati e della denutrizione.

La Corea del Nord e la Cina non sono gli unici scenari. Ci sono campi di concentramento anche in Malaysia, in Australia, in cui vengono ammassati migranti costretti a vivere in un completo stato di isolamento sociale e giuridico, fino ad arrivare negli Stati Uniti d’America di Donald Trump. Nell’America degli ultimi anni, a pochi chilometri dal confine messicano venivano trattenuti in condizioni disumane minori non accompagnati. Bambini e adolescenti abbandonati però si ritrovano anche in Libia, dove vengono spesso usati come arma di ricatto per estorcere denaro ai loro parenti, costretti a pagare per la vita dei propri cari.

Questi sono solo alcuni dei tanti casi di situazioni simili in giro per il mondo. Iraq, Siria, Repubblica Centrafricana e diversi paesi dell’Asia Centrale sono solo un paio che, aggiunti agli altri campi di concentramento, vedono al giorno d’oggi la morte di gente innocente costretta a vivere in condizioni disumane.

Mentre noi il 27 gennaio di ogni anno ricordiamo le vittime dell’Olocausto, situazioni analoghe continuano ad accadere intorno a noi. 75 anni dopo la storia non è ancora finita e il mondo è ancora in preda allo scempio delle stesse vicende.