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Una delle figure più brillanti del nostro secolo: Stephen Hawking, dal film “La teoria del tutto”

Stephen Hawking, uno dei più grandi scienziati dei nostri tempi, è il protagonista del film “La teoria del tutto” interpretato dall’attore Eddi Redmayne. L’astrofisico ha superato ogni aspettativa sia sul piano scientifico che sul piano personale. Nonostante la sua grave malattia, infatti, è riuscito a dare un rilevante contributo alla scienza.

Il film La teoria del tutto è incentrato, per di più, sugli aspetti quotidiani di un uomo qualunque caratterizzato, però, da un’intelligenza straordinaria e molto particolare. Infatti, il film esamina più che la figura di Stephen Hawking come scienziato, la sua figura prima di tutto come uomo comune. Stephen Hawking, mentre da giovanissimo studiava presso l’università di Cambridge, la stessa in cui “Thomson scoprì l’elettrone e Rutherford ha scisso l’atomo”, scoprì di essere affetto da una grave malattia degenerativa: la malattia del motoneurone. Questa scoperta inizialmente destabilizzò il protagonista ma, spinto dalla fidanzata Jane, riuscì a prendere in mano la sua vita e a fare di sé stesso un grandissimo scienziato.

Lo sguardo nel film si concentra soprattutto sul progressivo decadimento fisico del futuro grande astrofisico, che divenne poi il perno attorno al quale ruota tanto la narrazione del film quanto la moglie e, per di più, l’intera comunità scientifica. Nel film, infatti, si comprende che dopo aver conseguito il dottorato, sebbene Hawking forse “diverso” per le sue condizioni fisiche da tutti gli altri uomini di scienza, venne completamente integrato nell’ambiente scientifico del suo Paese e poi del Mondo e fu coinvolto ad esporre le proprie ricerche e scoperte anche davanti agli scienziati più influenti del tempo, dai quali in parte ricevette critiche, ma non mancarono naturalmente varie e numerosissime approvazioni. Ciò evidenzia che i diritti civili di Hawking sono stati rispettati e, nonostante la malattia lo abbia portato inevitabilmente ad essere differente dagli altri studiosi, ha potuto – senza discriminazioni – partecipare all’innovazione e al progresso della scienza.

A poco a poco, la sua situazione fisica andò peggiorando ma, come testimonia anche il film, Stephen Hawking continuò imperterrito a concentrarsi sullo studio e sul suo principale obiettivo: trovare una formula che spiegasse tutto l’universo.

Egli, inoltre, ribadì più volte di essere ateo, proprio perché uno scienziato deve andare oltre la tradizionale prospettiva religiosa e tentare di spiegare l’universo attraverso ipotesi e leggi dimostrabili, dando così un fondamento razionale alla realtà. Il protagonista del film afferma che la sua unica religione è, in realtà, la fisica. Infatti, l’intera vita di Stephen Hawking, tanto nel film quanto nella vita reale, è basata sull’amore per la fisica. Tutti i suoi discorsi ricadevano nella scienza: ad ogni fenomeno quotidiano egli era in grado di dare una spiegazione scientifica. Per esempio, al ballo con la compagna Jane, l’astrofisico fa notare alla futura moglie che i colletti delle camicie degli uomini brillano più dei vestiti delle donne proprio perché “la fluorescenza del detersivo è catturata dai raggi UV”. Stesso effetto si avrebbe se noi dalla terra guardassimo il “cielo notturno” poiché “quando le stelle nascono e muoiono, emettono radiazioni UV e, se potessimo vedere il cielo alla luce ultravioletta, allora tutte le stelle sparirebbero e noi vedremmo solo quelle nascite e quelle morti spettacolari”.

I suoi limiti fisici furono sanati, almeno in parte, da alcune macchine tecnologiche, molto all’avanguardia al tempo, che gli permisero di poter esporre le sue scoperte anche se, in seguito ad una tracheotomia, aveva perso la voce e, data la sua mente geniale, la sua sopravvivenza giovò enormemente alla scienza. Nel momento più difficile della malattia, Hawking continuò nelle sue ricerche sulla fisica teorica e si concentrò sul suo studio scientifico più ambizioso: il tempo.

Bisogna prendere ad esempio il carattere dell’astrofisico poiché, nonostante le difficoltà incontrate nella sua vita, non si tirò mai indietro e fino all’ultimo combatté per il bene della scienza. Hawking, sebbene stesse affrontando il momento più brutto della sua malattia, prese parte a molti incontri nei quali, sebbene non potesse parlare, con la sua forza di volontà riuscì a divulgare ugualmente le sue teorie.

Concludo dicendo che la vicenda dell’illustre astrofisico Stephen Hawking dimostra che la scienza ha una forte identità democratica, presupposto indispensabile per la sua evoluzione. Inoltre, se si analizza una delle frasi più toccanti del film ossia “Non si sa né da dove né da chi il grande balzo arriverà”, si comprende che nel mondo scientifico, le stesse scoperte scientifiche, in qualche misura, sono caratterizzate da imprevedibilità e casualità: chiunque, senza alcuna distinzione, con il proprio contributo potrebbe innovare un determinato aspetto della scienza.

I diritti civili del protagonista sono stati sempre rispettati: Hawking ha sempre avuto a disposizione tutti gli strumenti necessari per tentare di combattere e sovrastare la sua malattia, in modo tale che lo stesso scienziato potesse essere posto in una condizione di equità verso i suoi colleghi. La storia di Hawking dimostra anche che, se ad una persona disabile viene data la possibilità di manifestare le proprie abilità, indipendentemente dalle sue disabilità, e non viene rappresentata come una persona di cui doversi prendere cura, ma come possibile risorsa, questo potrebbe giovare ad un determinato gruppo sociale e addirittura, come nel caso di Hawking, all’intera comunità.

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immagine copertina da www.onlinemagazine.it